Profughi ucraini schiavizzati in una fabbrica di sigarette di contrabbando

Erano arrivati in Italia per scappare dalla guerra e pensavano di avere trovato un buon lavoro, invece venivano sfruttati da contrabbandieri di sigarette. Sequestrate 82 tonnellate di materiale.

Dalla tragedia della guerra allo sfruttamento in Italia. La Guardia di Finanza di Roma ha scoperto una fabbrica di sigarette di contrabbando che operava a Pomezia, tra i suoi lavoratori risultavano anche un gruppo di cittadini ucraini fuggiti in Italia dalla guerra nel loro Paese.

Insieme a loro anche altri operai provenienti da Moldavia e Russia. Dovevano sottostare a “turni di lavoro massacranti e costretti a lavorare in un ambiente malsano, con finestre murate e mancanza di sbocchi all’esterno per i fumi di lavorazione” come hanno spiegato i finanzieri. La struttura era ben attrezzata con i vari macchinari necessari alla fabbricazione.

USATI COME SCHIAVI

La Finanza ha sequestrato circa 82 tonnellate di materiale tra sigarette sfuse, pacchetti e tabacco che, se messo in circolo, avrebbe fruttato un giro d’affari di circa 19 milioni di euro. Nonostante questo, nessuno degli operai era mai stato pagato, anzi al loro arrivo nella fabbrica, coccolati dalla promessa di un buon lavoro, gli erano stati sequestrati i telefoni e il poco denaro che avevano con sé.

Il “responsabile dell’impresa” è stato arrestato e trasferito nel carcere di Velletri con l’accusa di contrabbando, contraffazione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Le sigarette e tutto il materiale sequestrato saranno distrutti mentre i poveri operai schiavizzati sono stati accolti in strutture di primo alloggio.

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