Utero in affitto «reato universale»: arriva il primo sì alla proposta di legge

È arrivato il primo sì alla proposta di legge che rende «reato universale» l’utero in affitto. 

Nel caso in cui il testo dovesse essere approvato, in Italia sarà possibile processare anche chi va all’estero per l’utero in affitto.

La proposta di legge

Il centrodestra, da sempre in prima linea per la lotta all’utero in affitto, incassa il primo sì: la Commissione Giustizia della Camera ha infatti deciso di adottare il testo base che propone di rendere «reato universale» la pratica dell’utero in affitto. Se passasse questo testo, inoltre, sarà considerato reato se il fatto avviene all’estero.

Ad annunciarlo è la relatrice del provvedimento, Carolina Varchi, capogruppo  di Fratelli d’Italia, e il testo preso in considerazione è quello di Giorgia Meloni. Carolina Varchi  che si è detta «molto soddisfatta per questo ulteriore passo avanti per combattere il fenomeno dell’utero in affitto». Allo stesso tempo, non nasconde di essere consapevole che potrebbero arrivare «emendamenti soppressivi».

A favore, dalla parte di Fratelli d’Italia, si sono schierati anche Lega e Forza Italia. Contrari, invece, Movimento 5 Stelle e PD. Prossimo passo previsto è stabilire il termine per gli emendamenti e, nel caso in cui il testo sarà considerato definitivo, l’utero in affitto diventerà a tutti gli effetti un «reato universale». Ciò vuol dire che tutti coloro che si recheranno all’estero per concepire un figlio potranno essere processati dalla giustizia italiana stessa.

In Italia, infatti, la maternità surrogata è già proibita ed prevede una pena di due anni di carcere. Per questo motivo, sono tante le coppie che scappano all’estero per realizzare il sogno di avere dei figli. Ucraina, Olanda, Repubblica Ceca, Romania, Stati Uniti e Messico sono solo alcuni dei Paesi a cui le persone si rivolgono per finalizzare questa pratica.

Giorgia Meloni ha più volte ribadito la sua posizione a riguardo. In passato affermò che: «La maternità surrogata, in Italia, è espressamente vietata ed è punita dalla legge 40. Questo non impedisce però alla magistratura di aggirare le norme e sdoganare in Italia una pratica che trasforma maternità e bambini in prodotti».

 

 

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