Ucraina: “Gli Usa non vogliono negoziare con la Russia”

Jeffrey Sachs, economista americano già direttore dello Earth Institute della Columbia University, membro dell’Accademia Pontificia ed in passato consigliere del Cremlino nei primi anni ’90, lancia una pesante accusa all’amministrazione Biden: “Non ha voglia di trattare con Putin”.

Mentre ancora sui social rimbalza la polemica sulle dichiarazioni di Michele Santoro a La7, una intervista pubblicata sul Corriere della Sera va, in qualche modo, a dare ragione alle sue tesi. A rispondere alle domande del giornalista del Corriere della Sera è l’economista Jeffrey Sachs, già dello Earth Institute della Columbia University, membro dell’Accademia Pontificia ed in passato consigliere del Cremlino nei primi anni ’90. Un’intervista sorprendente, visto l’approccio  che l’informazione italiana – tranne rare eccezioni – ha deciso di assumere nei confronti della guerra in Ucraina.

Jeremy Sachs
Jeremy Sachs

Le responsabilità degli Stati Uniti

Già dalle prime battute, le riflessioni di Sachs appaiono quasi sorprendenti: «Il grande errore degli americani è credere che la Nato sconfiggerà la Russia: tipica arroganza e miopia americana. È difficile capire cosa significhi “sconfiggere la Russia”, dato che Vladimir Putin controlla migliaia di testate nucleari. I politici americani hanno un desiderio di morte? Conosco bene il mio paese. I leader sono pronti a combattere fino all’ultimo ucraino. Sarebbe molto meglio fare la pace che distruggere l’Ucraina in nome della “sconfitta” di Putin». Per Sachs è quasi surreale pensare di risolvere la questione con la Russia attraverso la guerra: surreale ed arrogante. Che gli Stati Uniti avessero precisi interessi politici ed economici ad alimentare una guerra “per procura” contro la Russia era evidente, e solo un approccio smaccatamente filo atlantista e di parte (o ignorante rispetto il tema) considera come secondario questo particolare. Ma Sachs va oltre, lanciando una accusa molto circostanziata: «La mia ipotesi è che gli Stati Uniti siano più riluttanti della Russia a una pace negoziata. La Russia vuole un’Ucraina neutrale e l’accesso ai suoi mercati e alle sue risorse. Alcuni di questi obiettivi sono inaccettabili, ma sono comunque chiari in vista di un negoziato. Gli Stati Uniti e l’Ucraina invece non hanno mai dichiarato i loro termini per trattare. Gli Stati Uniti vogliono un’Ucraina nel campo euro-americano, in termini militari, politici ed economici. Qui si trova la ragione principale di questa guerra. Gli Stati Uniti non hanno mai mostrato un segno di compromesso, né prima che la guerra scoppiasse, né dopo» dichiara l’economista, aggiungendo, sollecitato dall’intervistatore, la motivazione ad una dichiarazione così forte.  «Quando Zelensky ha lanciato l’idea della neutralità, l’amministrazione americana ha mantenuto un silenzio di tomba» spiega infatti Sachs. «Ora» argomenta l’economista «stanno convincendo gli ucraini che possono realmente sconfiggere Putin. Ma, appunto, anche solo l’idea di sconfiggere un Paese con così tante armi atomiche è una follia. Ogni giorno setaccio i media per trovare almeno un caso di un esponente statunitense che approvi l’obiettivo di negoziare un accordo. Non ho visto di una sola dichiarazione su questo».

Joe Biden
Joe Biden

L’ipocrisia del “due pesi, due misure”

Il ragionamento di Jeffrey Sachs va addirittura oltre, andando ad esprimere un giudizio quasi etico sui comportamenti della politica statunitense: «Se vogliono processare Putin per crimini di guerra, allora devono aggiungere alla lista degli imputati George W. Bush e Richard Cheney per l’Iraq, Barack Obama per la Siria e la Libia, Joe Biden per aver sequestrato le riserve in valuta estera di Kabul, alimentando così la fame in Afghanistan. E l’elenco non finisce qui. Non intendo scagionare Putin. Voglio sottolineare che bisogna fare la pace, ammettendo che siamo nel pieno di una guerra per procura tra due potenze espansioniste: la Russia e gli Stati Uniti». Una affermazione oggettivamente inattaccabile, confermata dalla storia anche recente di cui, tra l’altro, abbiamo fatto parte. Eppure il dibattito è ancora polarizzato sul tema “buoni/cattivi”, e chiunque si azzardi a dichiarare che la soluzione di questa crisi può essere solo diplomatica, viene spesso dato del “putiniano”. E nel frattempo si continua a riempire di armi l’Ucraina, sostenendo la curiosa tesi che più armi si danno a Kiev, più sarebbe facile piegare Putin. Ma la Russia è una superpotenza dalle risorse immense, ed è davvero folle immaginare che possa essere sconfitta dall’esercito ucraino. L’obbiettivo in realtà è allungare i tempi di questa guerra, per logorare l’apparato militare (e magari l’opinione pubblica) di Mosca: questo è il disegno americano, a cui l’Europa si presta obbediente. C’è un unico problema: tutto questo avviene ed avverrà sulla pelle degli ucraini. E’ questa la responsabilità che ci stiamo assumendo, teniamolo presente.

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