Ucraina: le gravi parole del ministro Guerini che portano dritte alla guerra [VIDEO]

Nel corso dell’audizione presso le Commissioni riunite Difesa di Senato e Camera, il Ministro della Difesa Guerini si è lasciato scappare una ammissione grave e pericolosa. Nonchè incostituzionale.

Prima “cessione di mezzi ed equipaggiamenti militari per consolidare lo sforzo difensivo; poi “dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e le popolazioni civili”. Così il ministro della difesa Lorenzo Guerini ha descritto, di fronte alle commissioni Difesa di Camera e Senato riunite ieri in seduta comune, il contributo che l’Italia offre all’Ucraina dal punto di vista degli armamenti. Due frasi dal significato profondamente diverso, che racchiudono tutto il senso – ed i rischi – della scelta che il nostro governo sta effettuando in merito alla guerra in Ucraina.

Il ministro Lorenzo Guerini
Il ministro Lorenzo Guerini

Il Governo italiano deve essere chiaro

La prima affermazione, all’interno del gioco ipocrita delle “comunicazioni ufficiali” e dei relativi non detti, può anche essere accettabile: armiamo l’Ucraina affinchè si difenda. E’ la seconda a destare dei dubbi: cosa si intende “neutralizzare le postazioni”? Anche bombardare il territorio russo, nel caso in cui gli attacchi arrivino da lì? Non si tratta soltanto di una questione semantica. Il problema è più ampio, ed afferisce al rapporto che il Governo intende avere in questa crisi globale con il Parlamento, con la Costituzione e con il popolo italiano. Il Parlamento è il luogo della rappresentanza politica, e dovrebbe avere un ruolo centrale nella discussione e poi rispetto le decisioni che l’Italia assume in questa delicata fase. Quel che appare sempre più evidente, non da ora, è invece un prevalere dell’Esecutivo (in particolare del premier Draghi) che tende ad annichilire il dibattito parlamentare. La Costituzione, all’articolo 11, è chiara: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”: consegnare armi ad un paese in guerra, se pur attaccato, è già uno strappo. Ma addirittura dichiarare apertamente che le armi hanno anche un carattere “offensivo”, pur utilizzando un artificio espressivo, significa scegliere di non voler tenere in considerazione il dettato costituzionale.

Poi ci sono gli italiani: come raccontano i sondaggi sono sempre più ostili all’invio di armi in Ucraina, sempre piò critici nei confronti dell’operato della Nato, sempre più distanti dalle scelte che il governo italiano sta effettuando in materia di guerra. Anche qui, è normale ed accettabile che quasi tutta la maggioranza ignori questi segnali? E’ possibile che il “governo dei migliori” scelga, per tutelare interessi prevalentemente altrui, di spingere l’Italia lungo un pericoloso piano inclinato che porta al conflitto? Siamo – di fatto – cobelligeranti dell’Ucraina in guerra contro una potenza nucleare che, tra l’altro, ci rifornisce di gas, petrolio e materie prime. Quantomeno sarebbe importante che il Governo lo dicesse, in maniera chiara ed esplicita.

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