Armi, gas, petrolio: l’Europa va in guerra (e gli USA ringraziano) [VIDEO]

Le ultime dichiarazioni della presidente della Commissione Europa, Ursula Von der Leyen, lasciano pochi dubbi: l’Europa è in guerra, anche se per ora solo per procura. Con grande soddisfazione degli USA.

“Vogliamo che l’Ucraina vinca questa guerra”: una affermazione che non lascia dubbi e spazio ad interpretazioni. Chi la pronuncia esprime un concetto chiaro, e cioè che l’Ucraina prevalga militarmente sulla Russia. Se a pronunciarla fosse Zelensky, un ministro del governo di Kiev, un generale, addirittura un qualsiasi cittadino ucraino questa affermazione sarebbe abbastanza normale, nella sua drammaticità. Ma se ad esprimerla è la presidente della Commissione Europea acquista tutto un altro senso.

Ursula Von der Leyen e Joe Biden
Ursula Von der Leyen e Joe Biden

Siamo in guerra, ma nessuno ce lo dice

A pronunciare queste parole è stata infatti Ursula Von der Leyen, a margine del suo intervento al parlamento europeo con il quale ha annunciato il sesto pacchetto di sanzioni che andranno a colpire la Russia, oltre alla conferma dell’incremento del sostegno economico all’Ucraina. Soldi a Kiev, sanzioni alla Russia. Per non parlare delle armi, che molti paesi europei, tra cui l’Italia, stanno inviando all’esercito ucraino. Quindi, in sostanza, stiamo finanziando e armando gli ucraini, mentre allo stesso tempo tagliamo risorse alla Russia. Procedendo, in molti casi, ad una escalation che al momento consiste nel fornire all’Ucraina armi sempre più potenti e letali. Non serve sforzarsi molto per comprendere come – di fatto – la leadership dell’Unione Europea, insieme ai governi dei singoli paesi, abbia deciso di essere cobelligerante con Kiev. Delegando  però al momento la parte più complessa di una cobelligeranza, e cioè l’invio – e la potenziale perdita – di soldati sul campo. Una scelta tra l’altro vigliacca: facciamo guerra alla Russia ma evitiamo di crearci problemi di opinione pubblica ammettendolo in maniera palese mettendo a repentaglio le vite di militari e personale italiano. Un gioco sporco che ormai però inizia ad apparire evidente: sia agli italiani, che hanno capito bene tutto ed infatti – sondaggi alla mano – sono sempre più ostili all’idea di inviare armi in Ucraina e di sostenere acriticamente le scelte della Nato e (quindi) degli Stati Uniti. Ma che è chiaro alla Russia, la quale ovviamente fa capire di aver capito, ma evita l’ammissione politica di essere in guerra con l’Europa e la Nato.

Una guerra per procura che fa bene solo a Washington

Siamo in guerra, e sarebbe onesto ammetterlo. Anche per spiegare pubblicamente il perchè lo siamo. Solidarietà all’Ucraina? Certo, come certa è la condanna per l’azione brutale di Putin. Ma siamo certi che la scelta bellica, evidente se si arma l’Ucraina, sia più efficace di una forte offensiva diplomatica? Non lo è per gli ucraini, che nel primo caso continuano a morire mentre nel secondo forse qualche bombardamento se lo riuscirebbero a risparmiare. Lo è invece per chi punta alla sconfitta militare della Russia e ad un suo indebolimento. E cioè gli Stati Uniti, che per bocca del loro presidente Biden l’hanno più volte chiaramente ammesso. Anche perchè nessuno sta di fatto facendo nulla per far ripartire il dialogo a livello diplomatico. Ma mentre l’Europa si trova a fare i conti con una guerra alle porte, con una superpotenza nucleare ostile a poche migliaia di chilometri dalle proprie capitali, con una enorme crisi economica ed energetica in arrivo (che potrebbe rendere vano lo sforzo effettuato con il Recovery Fund), gli Stati Uniti – l’altro grande alleato dell’Ucraina – stanno tirando fuori da questa esperienza un enorme guadagno. Anzi, una serie di vantaggi: economico (vendita di gas liquido e armi) e strategico (indebolimento Russia). Oltre a distogliere l’attenzione dalle enormi tensioni interne e a rendere più fragile anche la stessa Europa, che scompare militarmente all’interno della NATO e che si assoggetta sempre di più al volere e soprattutto alla visione politica degli americani. La quale, ormai è evidente, ormai non è più sovrapponibile a quella Europea. Ma la Von der Layen pare non essersene accorta.

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