“Pelato” è un insulto legato alla molestia sessuale, e ora un uomo calvo verrà risarcito

“Pelato” è un insulto legato alla molestia sessuale, e ora un uomo calvo verrà risarcito. La parola, infatti, lederebbe la dignità del maschio, alla stregua dei commenti sul seno delle donne. La sentenza di un tribunale inglese.

Pelato è un insulto legato alla violenza sessuale, e ora un uomo calvo verrà risarcito - meteoweek 20220515
“pelato” è un insulto legato alla violenza sessuale, e ora un uomo calvo verrà risarcito – meteoweek.com

Definire un uomo “calvo” è una molestia sessuale: a stabilirlo è stato un tribunale del lavoro inglese. Secondo un giudice del West Yorkshire, infatti, tale appellativo è equiparabile a offese e commenti sessuali e sessisti, non diversi da quelli che vengono fatti “sul seno delle donne”. Questo perché, si legge, “la calvizie è prettamente associabile al genere maschile”. Usare la parola “calvo” o “pelato” per descrivere qualcuno in maniera dispregiativa, dunque, è una forma di discriminazione – ha spiegato il giudice.

“Pelato è un insulto legato alla violenza sessuale”

Come riportato da The Guardian, l’assurda sentenza è nata dal caso di Tony Finn, un elettricista del West Yorkshire nel nord del Paese. L’uomo si era rivolto alla corte dopo aver denunciato il suo vecchio supervisore, che lo aveva chiamato “bald cunt” (“fichetta pelata”). Finn, che è ora in attesa di risarcimento, aveva lavorato per la British Bung Company per quasi 24 anni, quando è stato licenziato a maggio dello scorso anno. La sua ex azienda è ora finita in tribunale, e tra le varie accuse c’è quella che vede l’elettricista essere stato vittima di molestie sessuali.

In particolare, avrebbe raccontato Finn, i fatti risalirebbero al luglio 2019, quando durante una lite il suo capo lo avrebbe definito una “fichetta pelata”. Un commento sul suo aspetto fisico, questo, che lo avrebbe fatto stare molto male – ha raccontato l’uomo in tribunale. L’accusa ha dunque portato la giuria, guidata dal giudice Jonathan Brain, a decidere se commentare la sua calvizie fosse semplicemente un insulto o effettivamente una molestia. E questa è stata la risposta del tribunale: “Non abbiamo dubbi sul fatto che essere menzionati in questo modo peggiorativo fosse una condotta indesiderata per quanto riguarda Finn. Questo è un linguaggio forte. Sebbene, come ci è stato riferito, il linguaggio scurrile fosse all’ordine del giorno in questa fabbrica del West Yorkshire, a nostro giudizio il signor King [il supervisore dell’elettricista ndr.] ha oltrepassato il limite, facendo osservazioni personali e rivolte al suo aspetto“.

“È difficile concludere se non che il signor King abbia pronunciato quelle parole con lo scopo di violare la dignità di Finn, e creare per lui un ambiente intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo. Per sua stessa ammissione, l’intenzione del signor King era di minacciarlo e insultarlo. A nostro giudizio, c’è una connessione tra la parola “calvo” da un lato e la caratteristica tipica del sesso dall’altro”, ha poi proseguito la sentenza. Infine, il verdetto: “Essendo la calvizie molto più diffusa negli uomini rispetto alle donne, troviamo che l’insulto sia intrinsecamente correlato al sesso“. L’elettricista, dunque, avrebbe vinto la causa, e a breve verranno determinate le cifre del risarcimento.

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