Texas, 18enne spara in una scuola: 21 morti

Ancora sangue in una scuola negli Stati Uniti: un ragazzo di 18 anni fa un massacro in una scuola elementare. 19 bambini morti, con loro una maestra e lo stesso attentatore. 

L’orrore si abbatte sulla cittadina di Uvalde, in Texas. Un giovane di 18 anni, Salvador Ramos, ha massacrato quattordici bambini ed un’insegnante in una scuola elementare. Il killer – secondo fonti locali – è stato ucciso dalla polizia.

Ennesima strage negli Stati Uniti
Ennesima strage negli Stati Uniti

La dinamica della strage

L’aggressore si è presentato  nella scuola elementare Robb di Uvalde, iniziando ad esplodere colpi d’arma da fuoco su chiunque gli si parasse davanti. Prima di arrivare alla scuola, Salvador Ramos avrebbe anche avuto un incidente d’auto: sceso dalla vettura armato di fucile, il 18enne avrebbe avuto un primo scontro con la polizia. Sarebbe poi riuscito ad entrare nella scuola, dove ha iniziato a sparare. Diciannove bambini ed un’insegnante sono le vittime fino ad ora accertate  di Ramos che, secondo quanto ha riferito in conferenza stampa il governatore del Texas, Greg Abbott, aveva 18 anni ed era uno studente del liceo della stessa scuola. Il ragazzo, sempre secondo le dichiarazioni del governatore, avrebbe anche sparato alla nonna prima di arrivare a scuola; l’anziana donna avrebbe cercato di fermarlo e sarebbe stata colpita per questo. Ora è ricoverata in ospedale in gravi condizioni.

Polizia in azione ad Uvalde, Texas

Polizia in azione ad Uvalde, Texas

Come una guerra

E’ l’ennesimo episodio del genere che avviene, negli Stati Uniti: un elenco di stragi che sembra un bollettino di guerra. Dal massacro di Columbine nel 1999 a quello di Buffalo di pochi giorni fa, dalla strage al Virginia Tech del 2007 a quella di Las Vegas nel 2017, la lista è incredibilmente ed orribilmente lunga. Centinaia di morti per i più svariati motivi: dalla matrice razzista a quella politica, dalla frustrazione personale che scatena la follia alla malattia mentale acclarata ma non gestita dalle istituzioni. Le matrici comuni sono due, principalmente: l’assurda e – a questo punto – criminale possibilità che gli Stati Uniti offrono di fatto a tutti o quasi di armarsi fino ai denti, con una disponibilità di armi incredibile; e l’incapacità dello Stato di intercettare violenza, malattia, sofferenza, disperazione, follia, odio che magari sono ben noti ma che sfuggono ai controlli, per poi esplodere.

Biden, ‘in Texas un altro massacro, è ora di agire su armi’

Dopo questa ennesima strage il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato chiaramente di “un altro massacro”, chiedendo leggi più severe sulle armi: “Quante decine di bambini, che hanno assistito a quello che è accaduto, vedono i loro amici morire come se fossero su un campo di battaglia? – ha dichiarato il presidente americano – Come Paese dobbiamo chiederci: quando, in nome di Dio, ci opporremo alla lobby delle armi?”. Biden ha poi toccato un aspetto della questione che merita di essere approfondito: “Questo genere di sparatorie di massa raramente accadono altrove nel mondo. Perché?  Questo genere di sparatorie di massa non accadono mai con la stessa frequenza con cui avvengono in America”. Effettivamente il numero di episodi di cronaca di questo tipo che si realizza negli Stati Uniti è impressionante: negli ultimi anni le sparatorie nelle scuole, escludendo dunque quelle che si sono verificate in altri luoghi pubblici, sono circe novecento, come riportato dallo stesso Joe Biden: “Perché siamo disposti a convivere con questa carneficina?” ha domandato il presidente americano, secondo il quale non tutto può essere fermato con leggi più severe sulle armi: ma “è ora di trasformare questo dolore in azione”.

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