Le rubano lo smartphone del figlio morto di tumore a 18 anni: “Ridatemelo, vi prego. Era la cosa più preziosa che avevo“

Parla la mamma di Gianluca, morto a 18 anni di tumore. I ladri le hanno rubato la cosa più preziosa: i ricordi del figlio.

Domenica il cellulare con le immagini e le ultime chat le è stato trafugato. La madre e un’intera comunità fanno appello perché il telefonino sia restituito.

Mamma Susanna assieme al figlio Gianluca – Meteoweek

«Quel telefonino lo portavo sempre con me perché mi sembrava di avere Gianluca vicino: le foto, i video, le nostre chat quando era in ospedale, lui che alza il dito dopo l’amputazione del braccio pensando di avercela fatta… ma anche i momenti belli, l’ultima vacanza». A parlare, al Corriere della Sera, è Susanna. È la mamma di Gianluca, morto a 18 anni per un raro sarcoma. Il tumore se l’è portato via a gennaio dell’anno scorso. In quello smartphone le erano rimasti i ricordi, la gioia e il dolore per quel figlio volato via troppo presto. Nei mesi strazianti e amarissimi dopo la morte di Gianluca, quel cellulare era una delle poche consolazioni, forse l’unica. «Gli parlavo, lo sentivo, lo baciavo», ricorda mamma Susanna.

Domenica scorsa, anche questo conforto le è stato tolto. «Con mio marito – racconta la donna – eravamo andati a pulire l’aiuola dove c’è l’ulivo dedicato a lui, qui a Valli di Chioggia, avevamo scaricato il decespugliatore e la zappa lasciando la macchina aperta anche perché non c’era nessuno e quando sono tornata per prendere la scopa ho trovato la mia borsetta aperta. Mi hanno rubato 25-30 euro dal portafoglio ma soprattutto hanno portato via i due telefonini, il mio e quello di Gianluca, la cosa più preziosa che avevo».

Tutto il mondo di Gianluca in quel telefonino

Ovviamente il ladro era ignaro dell’inestimabile valore affettivo della sua refurtiva. «Poteva rubarmi qualsiasi cosa ma non il telefonino», dice la mamma di Gianluca. «Era la prima cosa che guardavo la mattina e l’ultima della sera. Lo portavo a letto con me, rileggevo le nostre conversazioni, soprattutto le ultime, quando c’era il Covid e andare in ospedale era complicato». In quel telefonino c’era tutto il mondo di Gianluca. Che era intrecciato indissolubilmente al suo. Un mondo fatto di video, immagini, messaggi vocali, chat.

Gianluca di cognome faceva Boscolo Bielo, col doppio cognome caratteristico della Chioggia dei Boscolo. Era un ragazzone di diciotto anni, alto 1,92, col sogno di diventare meccanico della Ferrari. «Pensi – continua a raccontare la mamma al Corriere – che quando lui si è reso conto che gli rimaneva poco da vivere, prima che la malattia gli impedisse di usare anche le ultime dita, ha voluto sbloccare il telefonino per me. Mi ha detto: così potrai vedermi».

«Prego il ladro di restituirmelo, se ha un cuore»

A un certo punto il ricordo si interrompe. L’emozione prende il sopravvento. Troppo straziante il ricordo degli ultimi giorni con Gianluca. Ma poi Susanna si riprende. E dopo un sospiro ripete l’appello lanciato più e più volte in queste ultime ore: «Prego il ladro di restituirmelo, se ha un cuore».

Per aiutarla si sono mossi in tanti. A cominciare da don Massimo, il parroco di Valli. Poi il sindaco di Chioggia, Mauro Armelao. E anche Luca Zaia, il governatore del Veneto. Ma purtroppo non è arrivata nessuna chiamata a mettere fine alla sofferenza di Susanna.

La scomparsa precoce di Gianluca aveva toccato anche Papa Francesco. Due settimane dopo la morte del ragazzo il papa argentino ha chiamato a casa Boscolo Bielo verso l’ora di pranzo chiedendo: «Lei è la mamma di Gianluca?». Mamma Susanna racconta di essere rimasta incredula: «Mi sono messa a piangere perché era proprio il Papa... Pensavo avesse cose molto più grandi di cui occuparsi. Mi ha detto: pregherò per Gianluca… bellissimo».

Dopo che Gianluca è morto la vita di Susanna e del marito Maurizio è stata stravolta. «Non siamo più quelli di prima», confessa la donna. Hanno venduto il negozio di frutta e verdura dove il figlio aiutava con le consegne. Troppo il dolore. Ma a mancare di Gianluca è anche altro. «La sua allegria, l’ultima vacanza, gli scherzi. Non passava giorno che non li riguardassi. Forse è difficile da comprendere ma con quel telefonino rivivevo un po’ mio figlio».

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