«Spinto al suicidio dai bulli»: in cinque a processo per la morte di Marco Ferrazzano

Per gli inquirenti nel telefonino che gli avevano rubato ci sarebbero stati dei video in cui Marco subiva soprusi e atti di bullismo e che temeva finissero in rete.

Rinviati a giudizio in cinque per la sua morte. Uno degli imputati ha patteggiato.

Marco Ferrazzano – Meteoweek

Chiedono giustizia i familiari di Marco Ferrazzano, il 28enne trovato senza vita lungo i binari della tratta Bari-Foggia. Era il 22 gennaio 2021. Tra le ipotesi degli investigatori trova spazio anche quella del suicidio. Su istigazione di una banda di bulli. Marco si sarebbe gettato sotto il treno in corsa perché vittima di bullismo e cyberbullismo. Per questo il Gup del Tribunale di Foggia ha rinviato a giudizio, nell’udienza preliminare del processo sulla morte di Marco Ferrazzano, cinque persone di età compresa tra i 21 e i 24 anni. Per loro ci sono le accuse, vario titolo, di atti persecutori aggravati al cyber-bullismo, truffa e diffamazione. Uno solo dei sei imputati ha chiesto – e ottenuto – il patteggiamento a un anno di carcere e 600 mila euro di multa.

Imputati anche Antonio Bernardo e Antonio Pio Tufo. A febbraio 2021 erano stati arrestati in quanto coinvolti nella rapina al bar Gocce di Caffè a Foggia nel settembre del 2020. Una rapina finita tragicamente, con la morte del titolare Francesco Paolo Traiano, spirato dopo 23 giorni di agonia a causa delle gravi ferite riportate.

Poco prima di morire la denuncia per il furto del cellulare

L’indagine sul collegamento tra la morte di Marco Ferrazzano e il bullismo partì dopo la sua denuncia del furto del telefonino, fatta il giorno prima di essere ritrovato privo di vita. Poche ore prima di morire Marco aveva denunciato alla polizia il furto subito raccontando di essere stato avvicinato da due giovani in scooter. Che, col pretesto di dover fare una telefonata, gli avevano rubato il cellulare. Subito dopo la denuncia in questura il 28enne avrebbe vagato per quattro chilometri raggiungendo i binari. Poi si sarebbe tolto la vita lanciandosi sotto il treno. Gli inquirenti pensano che nel telefonino ci fossero alcuni video dove Marco era vittima di atti di bullismo e che aveva il timore potessero essere pubblicati in rete.

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