È morto «Mario», il primo suicidio assistito in Italia

Morto questa mattina «Mario», il 44enne tetraplegico che aveva avuto il primo via libera per il suicidio assistito in Italia.

A comunicare la notizia della morte è stata l’Associazione Luca Coscioni sul suo sito web.

Federico Carboni, alias “Mario” – Meteoweek

È morto stamattina Federico Carboni, il 44enne di Senigallia (Ancona) conosciuto finora col nome fittizio di «Mario». Una morte arrivata con la somministrazione di un farmaco letale. È il primo italiano ad aver fatto ricorso alla pratica del suicidio medicalmente assistito, da quando è stata resa legale dalla sentenza della Corte costituzionale sul caso Cappato-Antoniani (Dj Fabo).

«Mario» ha deciso che la sua vera identità sarebbe stata rivelata dopo la morte. Uno scarno comunicato dell’Associazione Coscioni riferisce la notizia del decesso. «Federico è morto nella sua abitazione dopo essersi auto somministrato il farmaco letale attraverso un macchinario apposito, costato circa 5.000 euro, interamente a suo carico, e per il quale l’Associazione Luca Coscioni aveva lanciato una raccolta fondi.

Le ultime parole di «Mario»

Queste le ultime parole di Federico: «Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico. Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò. Con l’Associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio».

Nel 2020 la scelta del suicidio assistito

Federico, tetraplegico da circa 10 anni a causa di un incidente stradale, aveva perso la decisione di andare a morire in Svizzera nell’agosto 2020. Ma poco prima di partire aveva cambiato idea decidendosi a tentare la via del suicidio medicalmente assistito. Sapendo di poter contare sull’Associazione Coscioni. Così oggi è giunta per lui la morte. Dopo tredici mesi di visite mediche per stabilire se avesse o meno i requisiti per accedere al suicidio assistito. Altri mesi ancora — tra denunce penali, ricorsi, diffide — per ottenere il via libera sul tipo di farmaco che lo avrebbe portato alla morte e sulle modalità della somministrazione.

Nel caso del suicidio assistito dev’essere la persona intenzionata a morire a azionare da sé il meccanismo che somministra la sostanza letale. A farlo non può essere una terza persona. In tal caso si tratterebbe infatti di eutanasia. Proibita invece dalla legge italiana. «Mario» riusciva giusto, a prezzo di molti sforzi, a muovere il mignolo della mano. Un piccolo movimento che però è bastato per mettere in moto il meccanismo suicidàrio.

«Ho fatto la rivoluzione stando fermo nel letto»

Gli scorsi giorni l’Associazione Coscioni aveva fatto partire una raccolta di fondi per i 5 mila euro necessari per l’acquisto del farmaco e della strumentazione. Costi non sostenuti dallo stato in mancanza di una legge sul suicidio assistito. Una spesa ad ogni modo più che coperta dalle offerte arrivate nel giro di poche ore.

«Mario» ha ringraziato così i donatori: «Grazie a tutti per aver coperto le spese del “mio” aggeggio, che poi lascerò a disposizione dell’Associazione Coscioni per chi ne avrà bisogno dopo di me. Continuate a sostenere questa lotta per essere liberi di scegliere». Dopo aver ottenuto il farmaco letale ha detto invece: «Ho fatto la rivoluzione stando fermo nel letto».

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