Suicidio assistito, ora Mario può scegliere quando morire: deciso il farmaco

Ok della commissione medica per il 43enne marchigiano che dieci anni fa ha iniziato una battaglia legale per accedere al suicidio assistito.

La commissione medica ha dato il via libera: adesso sta a Mario decidere quando congedarsi dal mondo usando il mignolo della mano destra — l’unica parte del corpo che ancora risponda ai comandi del suo cervello — per attivare l’infusione del farmaco che metterà fine alla sua esistenza. Vinta l’ultima battaglia di una guerra sul fine vita cominciata col braccio di ferro legale per poter ricorrere al suicidio assistito. L’ultima resistenza era rappresentata dalla decisione di una commissione medica sulla tipologia di farmaco da utilizzare («idoneo a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile») e sulle modalità di autosomministrazione.

La decisione della commissione è arrivata e ora, a sedici mesi di distanza dal giorno in cui aveva chiesto l’applicazione di una sentenza della Corte Costituzionale, l’uomo potrà procedere quando desidera. Potrà chiedere a un medico di procurare e preparare il farmaco utile a terminare la sua vita. Mario, che in realtà è un nome di fantasia, è tetraplegico: giace immobile in un letto nella sua stanzetta, dall’autunno del 2010.

La gioia dell’Associazione Luca Coscioni e di Cappato, il dolore della madre

Marco Cappato, storico sostenitore del suicidio assistito in Italia – Meteoweek

La sofferenza e il dolore sono i più grandi compagni di vita di quest’uomo che mangia solo se gli viene dato da mangiare, si lava solo se viene lavato, si veste solo se viene vestito. L’incidente che lo ha menomato a tal punto gli ha lasciato la parola, la vista, la lucidità e la possibilità di fare piccolo movimento col braccio destro, che muove a prezzo di pesantissimi sforzi riuscendo a usare il mignolo della mano destra. Al suo fianco la madre che lo segue come amica, badante e infermiera. Lo accudisce e gli sorride ogni volta con la morte nel cuore perché, pur avendolo sempre supportato, ha sempre avuto la consapevolezza che ogni battaglia legale vinta da quel figlio tanto sfortunato era un passo in più verso la morte. E adesso è arrivato anche per lei il momento di pensare alla sua scomparsa come a un’eventualità non più così remota.

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Nell’agosto del 2020 — a 43 anni di età e tetraplegico da dieci — Mario aveva avuto l’ok per andare a morire in Svizzera. Ma prima di partire ha deciso che invece avrebbe tentato di far prevalere nel nostro paese la decisione della Corte Costituzionale. E cioè che, a determinate condizioni e in mancanza di una legge sul fine vita, si può accedere al suicidio assistito. L’azienda sanitaria locale (delle Marche) ha resistito a lungo impiegando diverso tempo prima di decidere se sussistessero i requisiti che avrebbero permesso a Mario di diventare il primo italiano a fare ricorso alla pratica del suicidio assistito. Ma prima occorreva ancora il parere sul farmaco e sull’autosomministrazione. Adesso la commissione di esperti multidisciplinare dell’Azienda sanitaria ha consegnato la relazione finale indicando il farmaco che Mario potrà utilizzare: il Tiopentone sodico. Ora basterà attivare il meccanismo per la somministrazione e la morte sopraggiungerà in 15-20 secondi.

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«È una svolta storica — esultano Filomena Gallo, codifensore di Mario e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e l’immancabile Marco Cappato, tesoriere della stessa Associazione —. Da oggi in Italia abbiamo non solo delle regole precise, stabilite dalla Corte costituzionale nella Sentenza Cappato, ma anche delle procedure e delle pratiche mediche definite che includono le modalità di auto-somministrazione del farmaco da parte del paziente».

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