Crisi dei giornali: i numeri parlano di un disastro

Crisi dei giornali: i numeri parlano di un disastro

In vent’anni i giornali venduti in edicola hanno fatto registrare un autentico collasso in termini di copie.

E crisi nera: il digitale argina un poco il calo delle vendite ma non basta a evitare la Caporetto della carta stampata.

Che i giornali siano in crisi non è un mistero per nessuno. A febbraio erano già usciti dati allarmanti su quello che veniva definito il decennio da incubo dell’editoria italiana, segnato dal più grave dissesto conosciuto dal settore editoriale.

In un decennio i giornali hanno subito un crollo continuo e inarrestabile delle copie vendute in edicola, soltanto in minima parte bilanciato dalle vendite digitali. Tanto che nell’ultimo decennio l’editoria quotidiana e periodica ha visto sfumare la metà dei ricavi. Se nel 2010 i guadagni si attestavano alla cifra di 6,18 miliardi, nel 2020 sono crollati a 2,9 miliardi sul mercato interno (a 3,28 con le vendite all’estero). Un collasso vero e proprio.

Il ventennio nero della stampa italiana

Le cifre del crollo dei giornali negli ultimi 20 anni – Meteoweek

Anche nel 2022 si conferma la tendenza al ribasso. Con numeri ancora più impietosi se la pietra di paragone non è lo scorso decennio, ma gli ultimi venti anni. Quelli che erano i giornali più conosciuti e diffusi in Italia incassano segni meno da capogiro. Il Corriere della Sera che a inizio secolo, ad aprile 2000, vendeva più di 700 mila copie in edicola (721.051 per la precisione) ad aprile 2022 è crollato a 157 mila (157.260). Con una differenza pari a -78,2%. Ma non è neanche il risultato più disastroso in assoluto

Peggio ha fatto la Repubblica, passata da 648.140 copie vendute in edicola a meno di 90 mila (88.992), con un calo dell’86,1%. Mentre Il Sole 24 Ore, prestigioso quotidiano di Confindustria fa registrare un crollo dell’88,3% (da 430 mila a 50 mila copie vendute). Idem il Giornale (-88,1%), il Messaggero (-81,3%), la Stampa (-80,2%). Il tonfo peggiore per Italia Oggi, col 90,2% di vendite in meno (da 82.875 a 8.157). Anche l’informazione locale non se la passa bene, dal Resto del Carlino (-64,2%) al Gazzettino (-75,8%), passando per La Nazione (-71,8%) e Il Secolo XIX (-81,7%).

L’unico a contenere le perdite è Avvenire, il giornale dei vescovi, che fa registrare un -21% in edicola. E che addirittura, col digitale, arriva a uno strabiliante – visti i tempi – segno in attivo: + 8,9%. Digitale che consente di compensare un poco le perdite per gli altri giornali, ma senza risollevarne le sorti, con cali che rimangono quasi tutti tra il 70 e l’80%.