Mafia e affari dietro l’agguato mortale di Pescara. Piantonato no stop il sopravvissuto in rianimazione

Blindata la stanza dove è ricoverato l’uomo sopravvissuto all’esecuzione di lunedì sera in un locale di Pescara.

Se si riprendesse potrebbe dare la svolta all’inchiesta sul delitto. Prima della sparatoria il killer ha effettuato un sopralluogo nel bar. E ora gli investigatori temono che torni per completare il lavoro.

Fermo immagine dell’agguato mortale – Meteoweek

Sarà piantonato a vista Luca Cavallito, l’ex calciatore sopravvissuto all’agguato di lunedì sera in un bar di Pescara. Stanza blindata quindi, con tre uomini piazzati 24 ore su 24 di fronte alla porta della rianimazione. Per tenerlo d’occhio si alterneranno poliziotti, carabinieri e finanzieri. Inoltre ogni mezz’ora, due volanti passeranno davanti all’ospedale di Pescara per verificare che non ci siano problemi.

Una decisione presa ieri dal prefetto, Giancarlo Di Vincenzo, in sintonia col procuratore capo Giuseppe Bellelli e il sindaco Carlo Masci, arrivata dopo un incontro al vertice con i capi delle forze dell’ordine. «Perché lunedì sera — confida un investigatore al ‘Corriere della Sera’ — malgrado il killer del Bar del Parco, quasi sicuramente un italiano, abbia sparato in mezzo minuto otto colpi di calibro 9, non può ancora dire di aver portato a termine la missione. Walter Albi è morto, ma Luca Cavallito è ancora vivo». E nel caso in cui dovesse sopravvivere («Le sue condizioni sono lievemente migliorate», trapela dall’ospedale dove è ricoverato in rianimazione) la sua testimonianza potrebbe portare a una svolta nelle indagini, magari dando indicazioni agli inquirenti sulla pista per risalire ai mandanti del delitto. Ecco perché non si può escludere che il killer possa rientrare in azione per finire il lavoro. Da qui la vigilanza armata in ospedale.

Il video con le immagini dell’agguato

Walter Albi e Luca Cavallito, le due vittime dell’agguato – Meteoweek

Nel frattempo, nella giornata di ieri è saltato fuori un altro video, grazie alle telecamere di videosorveglianza del locale. Le immagini riprendono l’uomo col casco che estrae la semiautomatica mentre arriva a piedi al bar. Dieci minuti prima aveva fatto già un sopralluogo, passando molto lentamente in moto solo per individuare dove fossero seduti Albi e Cavallito nel dehors. Dal video pare un uomo dalla corporatura robusta. Anche se potrebbe essersi vestito con qualche maglione per non farsi riconoscere. Dopo si è impossessato dei telefonini delle vittime per depistare, ma la cosa non impedirà di risalire alle telefonate. A tradire Albi e Cavallito quella sera è stato qualcuno che aspettavano seduti al tavolino del bar, con 12 pizzette già pronte sui vassoi.

Gli investigatori pensano a un socio in affari. Il padre di Cavallito, Dario, ieri ha fatto riferimento a un albergo sul porto turistico al quale suo figlio e l’architetto volevano dare vita. Nel 2012 Cavallito fu catturato assieme a una banda di Cerignola con 200 panetti di hashish in macchina. Da quanto si apprende non avrebbe mai veramente troncato i rapporti con certi ambienti. Peraltro il questore di Pescara, Luigi Liguori, conosce bene la mafia di Cerignola, essendo stato per anni il capo della Mobile di Bari. Senza contare il fatto di aver lavorato a stretto contatto con l’ex pm Gianrico Carofiglio, che ha descritto quelle ferocissime famiglie della Puglia nel romanzo «L’estate fredda».

La mafia pugliese, così come la ‘ndrangheta calabrese, ricicla il denaro sporco dei traffici di droga con investimenti sui territori. Albi e Cavallito potrebbero così essersi infilati in un affare più grande di loro. E in casi come questi, la mafia non ha certo difficoltà a trovare un sicario per eliminare qualcuno.

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