Rischia una condanna a vita per aver sbloccato alcuni smartphone senza permesso della casa madre: la vicenda

I reati possono essere attribuiti in base alle varie tipologie di infrazioni che vengono commesse, e talvolta sono talmente disparate che non le ricordiamo tutte quante. Però, questo non vale per coloro che se ne intendono e che ci tutelano ogni giorno come è giusto che sia; è per questa ragione che un uomo è stato soggetto ad un arresto immediato per via di una grave azione che ha ripetutamente compiuto in ambito tecnologico. Che cosa ha combinato esattamente?

Rischia una condanna a vita per aver sbloccato alcuni smartphone senza permesso della casa madre: la vicenda
Ora sia l’uomo che i suoi complici dovranno pagare per il danno apportato – MeteoWeek.com

La sentenza è stata emanata: Argishti Khudaverdyan è colpevole di un reato che non ci aspetteremmo mai che possa essere effettivamente compiuto. Parliamo dell’ex proprietario di un negozio T-Mobile nel quartiere Eagle Rock di Los Angeles, dove pare abbia sbloccato illegalmente centinaia di migliaia di smartphone guadagnando 25 milioni di dollari, ovviamente in maniera illecita. I capi d’accusa sono in tutto 14, tra cui frode telematica, accesso a computer senza autorizzazione, riciclaggio e furto di identità aggravato.

Ciò che faceva era del tutto peculiare, e come se non bastasse terribilmente efficace: si occupava di rubare le credenziali dei dipendenti T-Mobile per accedere ai sistemi informatici interni dell’azienda. Da qui, dunque, riusciva ad ottenere i codici per sbloccare i cellulari da consegnare ai clienti sul mercato nero. E la procedura è stata utilizzata anche per altri operatori telefonici, tra cui Sprint e AT&T.

Le azioni portate a termine da Argishti Khudaverdyan e i reati a cui dovrà rispondere

Rischia una condanna a vita per aver sbloccato alcuni smartphone senza permesso della casa madre: la vicenda
Sbloccare alcuni smartphone, come in questo caso, è un reato. L’imbroglio è stato rivolto a tanti individui in poco tempo – MeteoWeek.com

Al termine delle indagini, sia l’uomo che i suoi collaboratori hanno compromesso e rubato le credenziali di oltre 50 dipendenti T-Mobile degli Stati Uniti, sbloccando centinaia di migliaia di telefoni. Come abbiamo detto truffava i dipendenti dell’azienda inviando e-mail di phishing camuffate da comunicazioni ufficiali. Oltre a questa tecnica, si affidava pure a social engineering ed era riuscito persino nell’intento di convincere il dipartimento IT dell’azienda a reimpostare le password dei superiori, ottenendo così l’accesso ai codici di sblocco.

Ma attenzione: l’udienza è fissata per il prossimo 17 ottobre. L’imputato rischia fino a 2 anni di carcere per furto di identità aggravato. Tuttavia, questa è soltanto una delle facce della medaglia attualmente dal momento che tutti i capi di accusa, se messi insieme, gli costerebbero ben 165 anni di reclusione. Può sembrare esagerato dato che non ha compiuto reati gravissimi, però il problema sussiste nel fatto che abbia causato dei danni inevitabili a moltissime persone, come anche a T-Mobile.

Ora come ora è impossibile affermare se la sorte che gli toccherà sarà ingiusta o meno, ma sta di fatto che ora dovranno pensare pure a coloro che sono stati colpiti dalle sue azioni. Come abbiamo detto non parliamo soltanto di migliaia di telefoni, ma anche di dipendenti truffati e di ulteriori collaboratori o clienti che sono stati soggetti al suo malefico gioco, che per quanto gli abbia fruttato milioni su milioni di denaro, alla fine è stato scoperto.

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