Draghi dichiara “pieno sostegno a Kiev” ma il premier è dimissionario

Draghi dichiara “pieno sostegno a Kiev” nella guerra contro la Russia. Ma il premier è dimissionario e prendere accordi, seppur verbali, con l’Ucraina sembra una mossa decisamente fuori dalle sue competenze. 

L’Italia è al fianco dell’Ucraina nella lotta contro l’invasione russa. Questo è stato ribadito sin dall’inizio della guerra, scoppiata il 24 febbraio, e che ha visto l’Occidente schierarsi contro Vladimir Putin e a fianco del presidente Volodymyr Zelensky. Ma sebbene la posizione sia condivisa praticamente da tutto l’arco parlamentare italiano (seppure con alcune differenze nei metodi e nei tempi) con l’arrivo imminente delle elezioni politiche e quindi la formazione di un nuovo governo, la posizione di Mario Draghi e del suo esecutivo è quella di chiudere gli affari correnti in attesa del passaggio di consegne.

Eppure, non badando a mantenere un profilo basso in vista della fine del suo mandato, questa mattina il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi ha avuto una lunga e intensa conversazione telefonica con Volodymyr Zelensky nella quale ha ribadito l’appoggio totale da parte dell’Italia verso l’Ucraina, appoggio che prevede non solo interventi di natura politica ma anche militare ed economica.

APPOGGIO TOTALE

Il colloquio si è incentrato sugli ultimi positivi sviluppi della controffensiva ucraina e della situazione sul terreno, anche con riguardo alla sicurezza della Centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il Presidente Draghi ha confermato il continuo sostegno da parte del Governo italiano alle Autorità e alla popolazione ucraine in tutti gli ambiti” è quanto affermato in una nota stampa diffusa da Palazzo Chigi.

Durante una conversazione con il premier italiano Mario Draghi abbiamo discusso gli sviluppi al fronte” afferma il presidente ucraino il quale sottolinea “l’importanza della cooperazione con l’Italia nel settore della Difesa” e aggiungendo la necessità di intensificarla.

E’ indubbio che l’Italia continuerà ad appoggiare gli ucraini, ma questa tipologia di accordi tra i due paesi, soprattutto perché si tratta di impegni di natura militare, dovrebbero essere rimandati al termine delle elezioni, quando un nuovo premier, un nuovo Parlamento e un nuovo esecutivo avranno il mandato per stabilire quali saranno i termini del sostegno italiano e inoltre dovranno discutere i termini degli aiuti umanitari alla popolazione civile.

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