Tetto al prezzo del gas: i partiti sono d’accordo su una cosa sola

I partiti sono d’accordo su una cosa: bisogna fare presto per fermare il prezzo del gas, che vola e grava su famiglie e imprese in bolletta.

Un consenso che viene meno però quando si tratta delle misure da mettere in campo.

Le forze politiche, in piena campagna elettorale, sembrano essere d’accordo solo sulla tempistica: serve un intervento immediato per bloccare l’impennata dei prezzi di luce e gas. Su cosa fare di concerto per arrestare la folle corsa dei prezzi, i partiti però hanno idee piuttosto differenti. E nessuno appare poi interessato a trovare una soluzione comune.

Toccherà dunque al governo intervenire. Dovrebbe essere imminente un provvedimento da 11-12 miliardi. Venerdì il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del primo ministro Mario Draghi e del ministro Franco, la relazione al Parlamento con l’aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica sulla base delle maggiori entrate (6,2 miliardi di euro).

L’esecutivo presenterà la relazione in Aula per avere l’autorizzazione necessaria a impiegare le risorse previste. Proprio le maggiori entrate saranno infatti la principale componente principale del nuovo decreto aiuti. Il governo Draghi lo approverà, probabilmente in settimana, dopo il passaggio alle Camere, per ridurre gli effetti del caro energia.

I partiti e il price cap

I partiti intanto si confrontano su un ampio ventaglio di misure e proposte. Prima fra tutte quella del price cap: il tetto al prezzo del gas da imporre prima, per legge, a livello nazionale. E poi a livello europeo.

Il primo ad appoggiare la proposta è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Favorevole anche Giorgia Meloni, che però vede delle difficoltà legate alle titubanze di Olanda e Germania. Un sì al tetto europeo al prezzo del gas arriva anche da Luigi Di Maio, che accusa Salvini di frenare sul price cap nella Ue a causa della sua vicinanza a Putin. Anche il segretario dem Enrico Letta punta il dito su Salvini chiedendo a Meloni di prendere le distanze dal leader del Carroccio a alla Lega di rompere con Russia Unita, il partito del presidente russo.

Sospetti alimentati dal giudizio di Salvini sulle sanzioni contro la Russia, giudicate “inefficaci” dal segretario della Lega. Il leader di Azione Carlo Calenda critica invece la lentezza dell’Europa insistendo per un intervento immediato del governo Draghi. Se la Ue si muove lentamente è perché “c’è una volontà politica, ma purtroppo mancano gli strumenti”. Così Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa: “Se avessimo un Commissario all’Energia con poteri reali probabilmente le decisioni sarebbero prese in tempi più rapidi”, aggiunge Della Vedova.

Le forze politiche incalzano il governo

Aspettando che si sblocchi l’Europa, i partiti incalzano l’esecutivo perché adotti misure a livello nazionale. Lo chiedono, dai due fronti degli schieramenti politici, sia il leader del Pd Enrico Letta e Angelo Bonelli dei Verdi che Silvio Berlusconi di Forza Italia.

Letta chiede al governo “un tetto europeo al prezzo del gas e, per la durata di un anno, un regime di prezzi amministrati per l’energia elettrica con il disaccoppiamento tra fonti fossili e rinnovabili”.  Il segretario dem chiede anche “il raddoppio del credito di imposta per le imprese e un nuovo contratto ‘bolletta luce sociale’ per piccoli esercizi e famiglie con redditi medi e bassi”. Infine, aggiunge, “un grande piano per le rinnovabili e il risparmio energetico”.

Il leader dei Verdi Angelo Bonelli chiede un price cap nazionale sul modello di quello spagnolo. Silvio Berlusconi vorrebbe invece “un fondo per il finanziamento ultra agevolato e garantito dallo Stato alle aziende distributrici di Energia che si impegnino a limitare gli aumenti”. In questo modo, spiega l’ex premier, sarebbe lo stato a compensare i ricavi sfumati a causa del caro bollette.

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