Altolà all’aumento del tetto degli stipendi dei manager pubblici

Cancellata la norma, inserita nel decreto Aiuti, che prevedeva l’aumento del tetto degli stipendi per i manager pubblici. Il governo assicura che non verrà reinserita mentre i partiti si lanciano accuse reciproche di avere votato in favore della modifica.

Niente aumento al tetto per gli stupendi dei manager del settore pubblico. La polemica innescata dall’intervento, inserito all’interno del decreto Aiuti bis sottoposto al Senato, ha creato troppe polemiche e per questo la norma verrà adesso cancellata. La protesta era partita da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle per la modifica inserita da un emendamento di Forza Italia e votato a maggioranza.

Il Governo ha fatto sapere di avere espresso parere contrario alla modifica e che l’iniziativa era esclusivamente parlamentare, gli stessi Mario Draghi e addirittura il presidente della Repubblica avevano espresso forti critiche al riguardo tanto più, aveva dichiarato Sergio Mattarella, in periodo così complesso per l’economia italiana scatenato dalla crisi energetica. Una nota della presidenza del Consiglio diffusa a mezzo stampa fa sapere che la norma precedente è stata ripristinata e non verrà modificata.

CHI SONO I DIRIGENTI COINVOLTI

Torna quindi il limite di 240mila euro per dirigenti e manager della Pubblica amministrazione che comprende: capo della Polizia, direttore generale della pubblica sicurezza, comandante generale dell’Arma dei carabinieri, comandante generale della Guardia di Finanza, capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, capo di stato maggiore della Difesa, capi di stato maggiore di Forza armata, comandante del comando operativo di vertice interforze, comandante generale del corpo delle capitanerie di porto, capi dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri, capi dipartimento dei ministeri, al segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri e segretari generali dei Ministeri.

ACCUSE TRA PARTITI

Intanto è partito l’inevitabile scambio di accuse tra partiti sulla questione. Matteo Salvini afferma che la Lega non ha votato l’emendamento in Senato mentre Carlo Calenda di Azione fa sapere che la soluzione va trovata nel prossimo decreto Aiuti ter. “La modifica è uno schiaffo ai più deboli, la cambieremo” aveva detto il segretario dei dem Enrico Letta mentre per il capo politico del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte la norma sul cancellamento del tetto degli stipendi è “vergognosa” e accusa il Pd di avere votato la mozione di Forza Italia. “Eppure l’avete votato, Enrico. Un bel tacer non fu mai scritto” scrive l’ex-presidente del Consiglio rivolto al segretario Letta. La risposta è del ministro del Lavoro in quota dem Andrea Orlando: “Giuseppe, ci avete messo più di due anni a cambiare i decreti Salvini su nostra pressione. Noi poche ore per chiedere una correzione ad una norma sottovaluta e non voluta da noi“. Insomma per tutti i leader politici la colpa è da attribuire “ad altri”.

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