Jova Beach Party: quanti danni ha creato il mega-evento di Jovanotti?

Pioggia di critiche per il gigantesco concerto di Jovanotti che ha fatto il tour delle spiagge italiane. Dall’impatto ambientale, al disturbo degli animali fino alle critiche sulle condizioni dei lavoratori. Ecco un bilancio finale. 

Estate finita, tempo di bilanci. Un bilancio sicuramente positivo, almeno dal punto di vista dello spettacolo, è quello che Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti può tirare del suo mega-evento in giro per le spiagge italiane Jova beach party che ha contato quasi 600mila spettatori in 21 date del 2022.

Un grande spettacolo di musica che però ha attirato anche moltissime critiche sull’impatto ambientale che pare abbia inciso, nonostante la massiccia operazione di pulizia degli spazi occupati dai partecipanti. L’accusa principale mossa al cantante e al suo staff è quello di usare un ecologismo di facciata buono per il marketing ma molto negativo per l’ambiente, con tanto di finanziamenti economici da parte delle amministrazioni locali che hanno ospitato i concerti. Il dibattito è stato spinto da diverse associazioni ambientaliste, il botanico Giovanni Bacaro e il geologo Mario Tozzi con aspre critiche soprattutto diffuse sui social, tanto che lo stesso Jovanotti ha risposto in un video definendoli “econazisti“.

IL CASO VIAREGGIO

Il concerto che ha attirato più l’attenzione è quello svoltosi a Viareggio il 2 e 3 settembre, giorni in cui secondo gli esperti hanno creato un serio danno ambientale nella spiaggia toscana con invasione della riversa naturale antistante. Secondo gli organizzatori “non esistevano nella zona specie naturali protette” ma a smentirli –  si legge in una indagine pubblicata su Money.it – ci ha pensato  la professoressa Monia Renzi, affermando che “possono essere classificati come di interesse comunitario ai sensi delle regole europee: una duna embrionale e una duna mobile, più altra vegetazione“, tutti elementi devastati dalla presenza del concerto. A indagare sulla vicenda si è mossa anche la Procura di Lucca.

Ma da Trident, l’azienda che ha gestito l’organizzazione e la sicurezza ambientale durante i Jova beach party, negano ogni responsabilità: “Ci siamo affidati a persone di competenza e non abbiamo mai rimosso piante dal valore naturalistico. A Viareggio abbiamo messo da parte specie vegetali e arbusti: li ripianteremo, anche se non eravamo costretti da nessuna legge e nessun ente. Poi per quanto riguarda i presunti tamerici di Ravenna, come ha spiegato lo stesso assessore all’ambiente della città, si trattava di piante non autoctone, criticate dagli abitanti: erano una schifezza a guardarle. Comunque sono state tolte con le radici per essere piantate altrove, mentre in quell’area verranno inseriti alberi autoctoni nell’ambito del parco Marittimo. L’intervento è stato molto apprezzato dalla cittadinanza”.

Non abbiamo procurato nessun danno o violato alcuna tra le leggi italiane ed europee” e afferma che le critiche arrivano “in tutto da una decina di associazioni: a Fermo, nelle Marche, erano in undici e hanno chiamato a raccolta migliaia di cittadini, ma alla fine hanno protestato in 52, quindi forse non raccolgono nemmeno gli iscritti”. Per l’organizzatore dei concerti, poi, la maggior parte delle critiche arriva da un “mondo che non ama la musica e ha un’opposizione ideologica: vedono migliaia di persone che si divertono in spiaggia e questo di principio da loro fastidio”.

L’IMPATTO SUGLI ANIMALI

Ma un evento così caotico con così tante persone non può non avere conseguenze sulla fauna presente. Secondo l’esperto “eventi così hanno luogo nella fase biologicamente più delicata per la fauna selvatica, ovvero la riproduzione. I genitori degli animali selvatici potrebbero essere indotti ad abbandonare i nidi – o le tane – e i piccoli, a causa dei rumori, delle luci e della forte presenza umana”.

Questa la replica degli organizzatori: “Abbiamo presentato piani acustici in linea con la legge e per esempio a Vasto c’è stato un controllo costante durante l’evento nel sito di interesse comunitario lì accanto, per verificare che il livello acustico non fosse troppo alto. Non abbiamo sterminato nessuna specie”. Quindi ricordano che “rispetto ad altri dimostra maggiore attenzione rispetto ad alcune linee di produzione, ma non ci sentiamo certo la responsabilità di questa sponsorizzazione”.

E LE POLEMICHE SUL LAVORO NERO

Non poteva mancare l’argomento del lavoro irregolare, purtroppo molto diffuso in Italia. Durante i Jova beach party sono emersi casi di lavoratori che hanno denunciato condizioni di igiene non idonee, operai privi di sistemi di sicurezza, chiusura forzata delle attività balneari e accesso negato nelle spiagge a chi non aveva il pass di ingresso.

Questa la replica di Trident: “Le accuse dei lavoratori del Jova mi risultano nuove. Quanto al pass di Campo di Mare, quando c’è un evento con migliaia di persone è ovvio che ci siano restrizioni, con qualche fastidio per i residenti. Ma la quasi totalità delle persone e degli operatori ci ringraziano, mentre prefetti, sindaci e questori ci fanno i complimenti per l’organizzazione. Per quanto riguarda i 17 operai, noi usiamo 700-800 chiamate di facchini per ogni data. A volte la cooperativa che ci manda il personale non fa in tempo a comunicare preventivamente il lavoro del giorno dopo ”.

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