Delitto Casale Cremasco, la vendetta dopo 5 anni: «Prestavo casa a Fausto per incontrare l’amante e mi ha rubato 400mila euro»

Domenico Gottardelli, 78 anni, lo scorso mercoledì ha ucciso Fausto Gozzini, 61 anni, imprenditore, negli uffici della sua impresa. L’uomo ha confessato il perché

Interrogato dal gip Elisa Mombelli, Domenico Gottardelli, 78 anni, di Covo (Bergamo), racconta le motivazioni per cui ha ucciso Fausto Gozzini, 61 anni, imprenditore, negli uffici della sua azienda a Casale Cremasco (Cremona).

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«Mi ha rubato un sacco di soldi. La mia era una fissazione di trovare il modo di poter far del male al Gozzini e ci pensavo giorno e notte», ha detto l’uomo al gip. «Sono tranquillo, ora dormo tranquillo e non ci penso più, mi sono tolto un peso». Gottardelli ha raccontato che Gozzini e lui erano amici e che lui gli aveva messo a disposizione la propria casa per vedersi con l’amante (domestica di Gottardelli). In quella casa, in garage per l’esattezza, Gottardelli custodiva in garage 400mila euro in contanti che un bel giorno erano spariti.

La sua domestica era l’unica, oltre a Gottardelli naturalmente, ad essere in possesso delle chiavi di casa.
«Ho sospettato della mia domestica e del Gozzini. Erano amanti e per i loro rapporti clandestini io prestavo la mia casa. Solo la mia domestica aveva le chiavi, oltre a me. Gozzini sapeva del denaro contante che avevo in garage».

Il pensionato, che faceva l’idraulico, aveva conosciuto Fausto Gozzini 30 anni fa circa. I due erano divenuti molto amici, facevano cene e vacanze insieme. Domenico e Fausto videro un affare andare in fumo anni fa, quando cercarono di comprare casa a Dubai. Il 78enne investì 130mila euro per caparra ma le cose non andarono in porto e i soldi gli furono ridati.

Il 78enne li mise in banca a Montecarlo, da cui ogni mese prendeva ogni volta 10mila euro. I soldi contanti li custodiva in una scatola nel suo garage, finché non era arrivato a una cifra importante da custodire, 400mila euro. Tutto denaro pulito, accumulato con compravendite immobiliari. Gozzini era a conoscenza di quei soldi, e anche del posto in cui li custodiva. Glielo aveva confessato perché essendo molto amici, «mi fidavo di lui».

Il gip, nell’ordinanza, scrive:«Accortosi della sparizione del denaro, Gottardelli aveva sin da subito sospettato di Gozzini e della domestica; tuttavia, non aveva mai ritenuto di confrontarsi con loro sul punto, sebbene avesse però di fatto interrotto la frequentazione con Gozzini, con cui aveva mantenuto solo contatti telefonici».

In tutti questi anni, dunque, Gottardelli ha meditato vendetta nei confronti dell’imprenditore, che poi ha portato a termine uccidendolo con un fucile (non suo, ma che teneva in custodia) lo scorso mercoledì. «La mia era una fissazione di trovare il modo di poter fare del male a Gozzini e ci pensavo giorno e notte». Tuttavia, quello che ha lasciato a bocca aperta il gip e che è più volte ripetuto nell’ordinanza è che è «sconcertante, il fatto che Gottardelli, ritenendo di essere stato derubato da colui che ha definito un amico di vecchia data, si sia vendicato per un torto che riteneva di aver subito, senza aver mai affrontato civilmente la questione con lo stesso, come era legittimo attendersi in ragione del rapporto di amicizia. Il fatto è connotato da un grado di violenza particolarmente elevato, oltre che palesemente sproporzionato rispetto al movente», conclude l’ordinanza.

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