La procura sequestra 350mila euro all’ex-ministro Paolo Romani

Il senatore di Forza Italia risulta indagato per peculato dalla Procura di Monza relativamente a una grossa somma che Romani avrebbe sottratto alle casse del gruppo parlamentare del partito. Questa mattina gli sono stati congelati beni per la stessa somma.

La procura di Monza ha posto sotto sequestro beni per 350mila euro a Paolo Romani, senatore di Forza Italia e già ministro per lo Sviluppo economico del Governo Berlusconi. L’esponente azzurro sarebbe indagato per il reato di peculato sul quale indaga il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza di Milano che oggi ha emesso la misura nei suoi confronti.

Secondo gli investigatori, Romani avrebbe usufruito in modo personale dei fondi del partito, circa 350mila euro tra l’aprile del 2015 e il febbraio del 2018, spostando grandi somme di denaro dalle casse del gruppo parlamentare del Senato ad amici imprenditori e nel conto corrente personale tramite assegni e versamenti.

La notizia era già stata pubblicata a luglio, questa mattina però è arrivato però il documento redatto dal procuratore Claudio Gittardi nel quale si si legge che “il provvedimento cautelare reale eseguito oggi ha interessato somme giacenti su conti correnti detenuti presso due istituti di credito, nonché di un immobile, intestato alla persona sottoposta ad indagini, sito nel comune di Cusano Milanino (Milano)”.

LE ACCUSE DELLA PROCURA

La prima contestazione è relativa a 180.500 euro che Romani avrebbe sottratto in questo modo: 15mila sposati sul conto dell’imprenditore Domenico Pedico, suo amico e tra gli indagati, e 165.500 sul conto della azienda di Pedico la Cartongraf D&K srl con successiva quasi integrale ed immediata restituzione dei relativi importi a Romani“. La seconda contestazione riguarda direttamente Romani che avrebbe intascato direttamente 95.348,31 euro sul suo conto “corrispondendoli a molteplici soggetti per finalità estranee a quelle indicate nel regolamento del Senato mediante assegni emessi in relazione ad interessi personali” si legge nella nota del procuratore.

Romani era stato convocato con queste accuse già tra mesi fa, l’8 luglio 2022, accompagnato dai suoi avvocati difensori Giammarco Brenelli e Daniele Benedini i quali ritengono che il vuoto normativo relativamente all’utilizzo dei fondi a disposizione dei gruppi parlamentari consenta questo spostamento di denaro. Romani aveva risposto all’interrogatorio del procuratore di Monza Franca Macchia, consegnando inoltre delle dichiarazioni spontanee affermando di avere agito “in buona fede nella convinzione di utilizzare somme che erano nella mia personale disponibilità, infatti utilizzai assegni quindi pagamenti tracciabili“. E aggiunse “riconosco che da un punto di vista di estetica istituzionale si trattò di operazione non elegante ma comunque attuata in buona fede e mi dichiaro disponibile a mettere a disposizione dette somme“.

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