Delitto Macchi, Binda risarcito con 303mila euro per detenzione ingiusta

L’uomo, 53 anni, nel gennaio 2021 ha ottenuto l’assoluzione definitiva dall’accusa di aver assassinato la studentessa. 

È stato assolto dall’accusa di aver ucciso la studentessa Lidia Macchi, S. Binda, 53 anni, finito in galera per tre anni e mezzo, dal 2016 al 2019. A stabilire l’assoluzione dell’uomo è stata la Corte d’Appello di Milano.

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L’uomo sarà risarcito per l’ingiusta detenzione a cui è stato sottoposto, tant’è che i magistrati hanno stabilito che dovrà ricevere un risarcimento di più di 303 mila euro, somma chiesta dai legali dell’uomo, che avevano fatto richiesta il 24 maggio scorso. L’uomo è stato in carcere per 1.286 giorni ingiustamente, da quando fu condannato nell’aprile di 4 anni fa a 30 anni per il delitto della studentessa di Varese, occorso oltre 31 anni fa, nel 1987.

Il delitto avvenne nei boschi di Cittiglio. L’uomo fu assolto da questa pesante accusa nell’estate 2019, in corte d’Assise e poi nel gennaio dell’anno scorso, in Cassazione.

I difensori, per il periodo trascorso in prigione (fase in cui l’uomo ha avuto un comportamento modello sostenendo anche i compagni di cella e praticando attività all’interno della prigione di utilità per la collettività), avevano chiesto anche che gli venissero corrisposti 50 mila euro per danno «endofamigliare», per il fatto che l’uomo era stato assente dall’abitazione in cui abita con madre e sorella.

Questa richiesta non è stata accolta, ha detto il legale dell’uomo, che è stato anche il primo a parlare con il 53enne dopo la scelta dei magistrati giunta mercoledì verso le ore 14. «Stefano ha accolto la notizia in maniera impassibile, come sempre», ha detto il suo avvocato. Binda si occupa attualmente, di volontariato per vari enti culturali nell’area del Lago Maggiore.

La vicenda

Il 5 gennaio 1987, la studentessa Lidia Macchi, 21enne, scomparve dopo essere andata a trovare una sua amica in ospedale. Due giorni più tardi, la ritrovarono cadavere nei boschi di Cittiglio, in provincia di Varese. Dall’esame autoptico emerse che l’avevano stuprata e poi assassinata con dei fendenti. Il responsabile dell’omicidio non è stato mai trovato.

Il giorno delle esequie della ragazza, i suoi familiari, che erano membri di Comunione e Liberazione, ricevettero una missiva anonima dal titolo:«In morte di un’amica», contenente alcuni riferimenti al delitto. Binda, ex compagno di classe di Lidia, fu indagato, in quanto sospettato di  aver scritto quella lettera, cosa che lui ha sempre smentito. Dopo la condanna a 30 anni in primo grado, nel 2021 la corte di Appello lo ha assolto dall’accusa di aver ucciso la ragazza, assoluzione che la Corte Suprema ha confermato.

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