Bonus e aumenti di stipendio: la proposta shock per combattere l’inflazione

Che fare contro il caro vita e gli aumenti in bolletta per luce e gas? Un docente della Bocconi lancia la sua proposta.

Una ricetta che per certi versi va controcorrente sul versante degli aumenti di stipendio.

Stipendi più alti – ma soltanto nel breve termine – e aiuti alle famiglie più povere con bonus in busta paga o in bolletta. Ma agire prima di tutto contro lo choc energetico. È questa, in sintesi, la ricetta anti inflazione proposta da Carlo Altomonte, professore di Politica monetaria europea all’Università Bocconi di Milano.

I rincari dei prezzi, causati soprattutto dalla crisi energetica, hanno diminuito il potere d’acquisto degli italiani. La ricetta del docente della Bocconi va in controtendenza rispetto a chi, da più parti, ha suggerito che la risposta migliore non fosse aumentare le paghe dei lavoratori, ma introdurre meccanismi e incentivi a più breve termine.

Una lettura questa condivisa anche dal professore Altomonte che, interpellato da Money.it, spiega che aumentare gli stipendi piò andare bene nel breve, ma non nel lungo periodo. Agendo in questo modo infatti “potremmo recuperare qualche mese di maggiore potere d’acquisto aumentando gli stipendi”. Ma poi, continua Altomonte, “si creerebbe una spirale inflazionistica che verrebbe contrastata duramente dalle banche centrali”. Causando così “una rincorsa tra prezzi e salari che non fa bene”. Meglio un piccolo incentivo: un aumento non eccessivo dei contratti: una specie di bonus una tantum, per arginare il caro vita.

Inflazione, come rispondere alla crisi

Per Altomonte le ricette del governo Draghi – intervenuto sugli strati più deboli della popolazione – sono corrette. Ma al tempo stesso, aggiunge, occorre intervenire sullo choc che ha prodotto l’inflazione che, spiega. “non deriva da un eccesso di crescita e di domanda, ma dai costi, dallo shock dei prezzi del gas”.

Per questo motivo non devono esserci interventi eccessivi nel campo degli stipendi: “Se interveniamo sugli stipendi la trasformiamo in un’inflazione da domanda e non ce ne libereremo più”. Che fare dunque? Per Altomonte occorre “supportare la capacità di acquisto con sussidi come quelli del taglio delle accise sulla benzina, specie per le famiglie bisognose”. Ma così facendo, sottolinea, bisogna “evitare che si traduca in un sostegno alla domanda, non dobbiamo continuare a consumare gas”.

Secondo il bocconiano i sussidi vanno commisurati ai consumi per impedire che questi aumentino troppo. Per questo motivo sarebbe meglio orientarsi verso sussidi basati sui redditi e non sui prezzi. Come accade, ad esempio, col bonus sociale per le bollette rivolto soltanto a chi ha un Isee inferiore ai 12 mila euro. Sul piano dell’offerta, invece, serve “lavorare sul tetto al prezzo del gas: se il prezzo resta non oltre i 100-110 euro al megawattora per tutto il 2023, l’inflazione non sarà del 9% ma sotto il 4%”.

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