Boss della camorra freddato in auto dai killer: quartiere sotto choc

Una esecuzione in piena regola: così è morto in un agguato il capo clan dei Capitoni, egemoni nel quartiere di Miano, nell’area nord di Napoli.

Il delitto è avvenuto ieri pomeriggio. I sicari hanno liquidato la loro vittima sparandogli addosso diversi colpi di arma da fuoco. Per l’uomo, pluripregiudicato, non c’è stato niente da fare.

È morto Pasquale Angellotti, soprannominato ‘Linuccio ‘o cecato”. Il boss, 54 anni, è stato ucciso a Napoli in un agguato. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato a bordo di un’auto in una stradina laterale di via della Liguria. Angelotti, pluripregiudicato, da quattro anni era in libertà. A lungo è stato il braccio destro dei fratelli Lo Russo. Da più di un anno era alla testa del clan dei Capitoni, organizzazione di punta nel quartiere di Miano.

Il boss ucciso è stato imputato per il duplice omicidio di Salvatore Manzo e Giuseppe D’Amico, ammazzati nel giugno del 2004, oltre che per l’uccisione di Raffaele Calcagno, avvenuta nel comune di Ercolano. È stato poi assolto in entrambi i processi.

L’agguato mortale in una traversa

Pasquale Angellotti, detto ‘Linuccio ‘o cecato” – Meteoweek

Angellotti si trovava a bordo della sua auto quando i sicari lo hanno sorpreso e affrontato in una strada stretta del quartiere. L’agguato è scattato poco dopo le 17.30 di ieri, venerdì 11 novembre, in via della Liguria. I componenti del commando, quasi certamente almeno due sicari in sella a uno scooter di grossa cilindrata, avrebbe avvicinato l’auto su cui viaggiava Angellotti.

L’uomo ha  cercato di sottrarsi all’agguato come prova la marcia ingranata, ma invano. I killer non gli hanno lasciato scampo, crivellandolo di colpi. Lo hanno freddato scaricandogli addosso diversi colpi, come mostra la quantità di bossoli ritrovati per terra. I proiettili sparati dal commando hanno perforato i vetri della sua Fiat 500 di colore nero. Almeno nove quelli che hanno centrato il bersaglio. La polizia scientifica sta effettuando i rilievi sul luogo del delitto. Oltre ai rilievi gli agenti stanno acquisendo anche le eventuali riprese delle telecamere di videosorveglianza della zona.

Le forze dell’ordine hanno recintato l’area dell’omicidio per tenere lontani gli sguardi indiscreti dei curiosi che affollavano tutta la zona. Malgrado la loro presenza, la scena è stata circondata da un silenzio surreale, spezzato soltanto dalle grida di rabbia e di dolore della moglie e del figlio dell’uomo ucciso. “Ci hanno fatto un’ altra cattiveria, ora devo sparare a tutta Miano e voglio andare in galera“, ha gridato il figlio della vittima attorniato dal silenzio generale della folla.

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