Putin, per il suo biografo potrebbe fare un passo indietro: ecco quando potrebbe succedere

Il presidente russo potrebbe lasciare? Uno dei suoi biografi più autorevoli non esclude una sorpresa in questo senso.

Anche se il consenso interno dello “Zar” appare ancora solido presto potrebbe lasciare spazio a un altro successore alla guida del Cremlino.

Si torna a parlare di un possibile passo indietro di Vladimir Putin, il leader del Cremlino che sembra essersi impantanato – da più di nove mesi ormai – in guerra di cui non si vede la fine con l’Ucraina. L’occasione la fornisce la presentazione del libro di uno dei più autorevoli biografi dello “Zar”: lo storico e giornalista inglese Philip Short. Il suo libro Putin. Una vita, il suo tempo, uscito in italiano per Marsilio, sarà presentato oggi al MAXXI di Roma.

Al Corriere della sera l’esperto del presidente russo ha rilasciato una interessante intervista. Short racconta di non escludere del tutto che Putin, nella seconda metà del 2023 non possa fare quella che lui definisce una «piroetta politica». Ovvero che possa decidere di fare un passo indietro «facendo posto a un successore come mezzo per facilitare una soluzione in Ucraina». C’è da tenere in conto che alla luce di quanto sta accadendo in Ucraina le elezioni presidenziali del 2024 non sarebbero comunque una passeggiata per lui, spiega lo storico britannico. Il sostegno della popolazione russa non appare molto attivo.

Un potere ancora solido

Philip Short – Meteoweek

Al momento il potere di Putin in Russia è ancora solido. «Penso che la sua posizione sia sicura», osserva Short. Certo, qualche incrinatura comincia a sentirsi, in particolare con le Repubbliche del Caucaso e dell’Asia Centrale ex sovietica. Un frutto, spiega il giornalista, della “distrazione” russa che ha portato a perdere presa sul cosiddetto “vicino estero”. Un fatto di cui Ankara potrebbe approfittarsi. In Asia centrale «non piace quanto accade in Ucraina, c’è l’implicita preoccupazione che possa succedere anche a loro».

Comunque sia, sul fronte interno, sottolinea Short, «Putin non è indebolito in modo significativo». Per ora il leader del Cremlino non ha rivali interni. E in Ucraina «potrebbe usare l’atomica solo se vedesse minacciata la Crimea: è la sua linea rossa».

L’incognita della guerra in Ucraina

Ma le cose sul fronte interno potrebbero cambiare se in Ucraina le cose non migliorassero sul campo. Quanto alle lotte interne tra le fazioni – siloviki, apparati burocratici, oligarchi – non solo ci sono sempre state, spiega lo storico inglese, ma è Putin stesso a alimentarle e a servirsene: «È parte del suo sistema». Ad esempio la rivalità tra Prigogin, il capo del gruppo Wagner, e Shoigu, il ministro della Difesa, permette al leader del Cremlino di mantenere il controllo: divide et impera. Diverso il caso in cui queste fazioni rivali dovessero allearsi. Ma allo stato attuale, chiosa Short, si tratta di una ipotesi molto improbabile, «a meno di un drammatico peggioramento della situazione militare».

Difficile del resto capire cosa stia davvero succedendo veramente in Ucraina, separare la realtà dalla propaganda: «Nessuna delle parti, né la Russia, né l’Ucraina, né l’Occidente, dice cosa stia succedendo veramente». La situazione, per il biografo di Putin, è ancora in piena evoluzione: la mobilitazione parziale russa potrebbe avere un effetto, e ancora non si sa se l’anno prossimo ce ne sarà un’altra.

Per l’Ucraina, che ha sicuramente più difficoltà di Mosca a rimpiazzare le perdite, sarà decisivo il flusso di forniture militari occidentali, dalle quali dipende la tenuta bellica di Kiev. Resta da vedere cosa ne sarà in futuro. Perché, conclude Short, «gli stock di armi occidentali si esauriscono a una velocità molto superiore a quella con cui possono essere ricostituiti».

Impostazioni privacy