Stretto di Messina: quanto è costato finora (tanto) il ponte mai realizzato

Quanto è costato finora il ponte (mai realizzato) sullo Stretto di Messina? E quanto potrebbe costare realizzarlo?

A cercare di rispondere a queste domande stavolta è Milena Gabanelli nella sua rubrica Dataroom sul Corriere della Sera.

Di fare un ponte tra Reggio e Calabria e Messina, spiega Gabanelli, si parla dal lontano 1866. Ma solo un secolo dopo, nel 1968, l’Anas fa partire un concorso di idee chiamato Progetto 80. Tra i vincitori c’è l’ingegnere Sergio Musmeci: la sua idea è quella di un ponte a una campata con due piloni alti 600 metri sulla terraferma. Questo per evitare interventi sul difficoltoso fondo marino dello stretto, instabile e a forma di V. Lo stesso ideatore del progetto però non lo considera realizzabile: mancano i materiali in grado di assicurare la sicurezza dei 3 chilometri di ponte: troppe le vibrazioni causate dal vento.

Malgrado questo nel 1971 il governo Dc di Colombo (sotto la presidenza Saragat) fa partire un progetto dell’Iri. La Legge 17 dicembre 1971 n. 1158 – atto fondativo del ponte – fa riferimento al concorso di idee dell’Anas del 1968. Solo nel 1981 nasce però la società «Stretto di Messina Spa».

Il vero bilancio dei costi

Da qui parte il conto dei costi per lo Stato italiano. Fino al 1997 si spendono 135 miliardi di lire per gli studi di fattibilità. Solo col governo Berlusconi si comincia a passare ai fatti. Nel 2003 viene aperto un primo un primo cantiere a Cannitello. Serve a spostare la rete ferroviaria che transita proprio dove viene fatto un buco (largo quanto un campo da calcio e profondo 60 metri) per ancorare i cavi del ponte a campata unica.

A questo punto il conto dei costi ha già superato i 130 milioni di euro (lo dice la Corte dei Conti). Il progetto del ponte frena col governo Prodi e riparte solo due anni dopo, col Berlusconi IV. Nel 2013 il governo targato Mario Monti (in piena ondata di austerity e di rigore sui conti dello Stato) chiude la partita del ponte e la Società Stretto di Messina finisce in liquidazione. Viene affidata all’avvocato Vincenzo Fortunato, già capo di gabinetto del ministro Giulio Tremonti nel Berlusconi II. Per lui è stabilito un compenso da 120 mila euro annuali (come parte fissa), oltre a 40 mila euro di parte variabile.

I bilanci della società in liquidazione indicano i veri costi del ponte fino al 2013: tra terreni, macchinari, valore della concessione, depositi (bancari e postali) e cassa, stipendi, salari e oneri sociali, il costo effettivo del ponte al 2013 è salito di altri 342 milioni. In mezzo c’è anche il risarcimento chiesto dalla Società Stretto di Messina per l’illegittimo recesso esercitato. Il governo Monti aveva previsto 300 milioni di euro per soddisfare le pretese della società Stretto di Messina che nel 2022, nove anni dopo, risulta ancora in piedi.

Nel bilancio 2013 peraltro è indicato anche che solo di impianti il Ponte sulle Stretto verrebbe a costare 1,3 miliardi di euro. Una voce di bilancio che, chiosa Gabanelli, «rimane una indicazione di quanto possa costare sul serio il Ponte».

Il capitolo penali, risarcimenti e indennizzi

Ai 342 milioni per la messa in liquidazione della società, tra penali e indennizzi, ci sono appunto da aggiungere i circa 130 milioni di studi di fattibilità e gestione a cavallo tra gli anni Ottante e Novanta. A questi si aggiungono gli indennizzi di parti terze – sempre a carico dello Stato. Il consorzio che aveva vinto l’appalto Eurolink ha infatti in sospeso un appello con una richiesta pari a 657 milioni di euro. La società che capitana il consorzio (WeBuild, partecipata anche da Cdp, quindi sempre dallo Stato) ha sollecitato il pagamento di altri 60 milioni a copertura di costi già sostenuti. C’è anche un’altra causa da 90 milioni da parte del colosso dell’ingegneria americana Parsons.

I processi non si chiuderanno prima del 2023. Gabanelli tira le somme: se tutto dovesse andare male il conto del ponte mai realizzato ammonterà a circa 1,2 miliardi. Quello che si vorrebbe fare oggi è stimato da Salvini attorno a 6-7 miliardi di euro. Ma da dove arrivi questa stima non si sa. Senza contare che i problemi tecnici per realizzarlo sono rimasti ancora quelli indicati da Musmeci: 3 chilometri esposti a venti e correnti di forte intensità, il fondale a V e un alto rischio di terremoti (basti pensare ai 7,3 gradi Richter che nel 1908 rasero al suolo Reggio Calabria e Messina).

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