Pnrr, Italia va a singhiozzo sugli obiettivi: ecco perché rischiamo di perdere i miliardi dell’Europa

L’Italia in ritardo su diversi obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato nel 2021 per rilanciare l’economia dopo crisi sanitaria.

Il nostro Paese fatica a raggiungere  i target e a spendere le risorse, mentre i prezzi alle stelle a causa dell’inflazione hanno portato le aziende a disertare alcuni bandi.

L’Italia rischia di perdere i miliardi del Pnrr? Di certo c’è che il nostro Paese è in ritardo su diversi dei 55 obiettivi del Pnrr previsti per fine anno. Ne mancano ancora 25 da realizzare e almeno per tre o quattro di questi ci sono delle criticità preoccupanti. Il rischio che salti qualche obiettivo dunque c’è.

Vanno chiusi progetti su ambiente, sanità, digitale, concorrenza, istruzione. C’è in ballo una tranche da 19 miliardi di euro, che va sommata ai 69 miliardi già ottenuti dall’Europa.

Nel 2022 il rallentamento di spesa è apparso piuttosto evidente. Inizialmente il progetto era quello di usare già 33 miliardi di euro, ma l’Italia è ferma a 13-15 miliardi, una parte corposa dei quali per interventi approvati prima del governo targato Mario Draghi e spostati nel Pnrr.

Se guardiamo alle stime iniziali, poi, anche per via della crisi economica, la crescita portata dal piano di investimenti europei sarà ben al di sotto di quella prevista. Il Pil nel 2026 crescerà del 2,5% (contro il 3,6% previsto nel 2021 e il 3,2% stimato a inizio 2022). Mentre l’incidenza del Pnrr sul Pil sarà soltanto dello 0,4%.

I bandi di gara andati deserti

A pesare sulla crescita in particolare è l’inflazione. Diversi bandi delle Regioni stanno andando deserti e c’è la richiesta di un aggiornamento sui prezzi dei progetti. Il rischio, denunciano le Regioni, è che nessuna azienda possa trovare conveniente partecipare a una gara d’appalto. Regioni che accusano di essere poco ascoltate dall’attuale governo, come dal precedente. Il governo Meloni però è al lavoro per rinegoziare il Pnrr e adeguarlo alle condizioni imposte dalla crisi dell’energia e del costo della vita. Chiedendo modifiche più lievi di quelle avanzate in campagna elettorale, prima di toccare effettivamente i problemi di bilancio del Paese.

Da Bruxelles sarebbe arrivata una qualche apertura. il commissario Paolo Gentiloni ha spiegato come sia possibile rivedere investimenti oggettivamente non più realizzabili. Ma le riforme concordate non potranno essere toccate.

Ecco come l’esecutivo vuole modificare il Pnrr

Per modificare la governance del Pnrr il governo interverrà con un decreto entro la metà di gennaio. Saranno rafforzati i poteri sostitutivi del governo nei riguardi delle amministrazioni in ritardo. Inoltre ai ministri in carica e alla struttura centrale di Palazzo Chigi sarà dato modo di azzerare le varie unità di missione. Una eventualità che non le coinvolgerà tutte, ma diverse certamente sì.

Potrebbe cambiare anche la struttura di comando del Pnrr, composta da da tre organismi sotto Palazzo Chigi e uno sotto il ministero dell’Economia, per mettere un tetto ai rimpalli burocratici e snellire le strutture rendendole più operative. Un modo anche per mandare un messaggio a Bruxelles. Mostrando che gli obiettivi non raggiunti non dipendono dall’attuale esecutivo, ma da chi ha “settato” la macchina della burocrazia. Vale a dire dai governi guidati da Giuseppe Conte prima, Mario Draghi poi.

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