Il governatore dell’Emilia Romagna, principale candidato alle primarie del Pd, parla del futuro del partito. Mette in cantina il concetto di rottamazione ed è convinto che il Centrosinistra si riprenderà in mano l’Italia.
Si avvicina la data delle primarie del Partito Democratico che stabiliranno il nome del prossimo segretario e il futuro del Centrosinistra. Questa mattina Nicola Bonaccini, governatore della regione Emilia Romagna e principale pretendente alla segretaria, garantisce che con la sua guida Pd e Centrosinistra torneranno a guidare il Paese.
Poi ha mosso una critica sulle precedenti gestione, in particolare sul concetto di “rottamazione“, affermando che in un partito c’è bisogno sì di rinnovamento ma anche di tenere tutte le anime al suo interno. “Rottamazione è una parola che non ho mai usato. Gli unici sei mesi che sono stato in un gruppo dirigente nazionale è stato circa dieci anni fa, in segreteria con Renzi. Non trovate una mia dichiarazione con la parola rottamazione” ha detto Bonaccini ai giornalisti.
“E’ una parola che non mi piaceva allora e non mi piace oggi. E’ anche offensiva, non si rottamano le persone, e soprattutto non si manda via nessuno perché noi abbiamo bisogno di riportarne di gente nel Pd. Altra cosa è dire che ogni tanto si può essere sostituiti, questo sì. Non può esserci chi è intoccabile per sempre e chi magari non può aspirare a guidare il partito, a stare in un gruppo dirigente“.
“Se divento segretario del Pd non ci metteremo mai più 5-6 mesi per fare un congresso, perché temo che appariamo un po’ marziani” ha poi aggiunto durante una intervista a La7. “E’ stato utile trovare l’unità, pressoché l’unanimità, nel definire le regole. Ci mancava solo che ci dividessimo su quello. A me però interessa che parliamo di lavoro, scuola, sanità, ambiente. Abbiamo bisogno di parlare dei temi che interessano i cittadini, non di quelli che interessano la classe dirigente“.
Sul programma afferma che “la prima battaglia che faremo nel Paese sarà sul salario minimo. Andremo a raccogliere le firme davanti ai luoghi di lavoro, nelle piazze, nei bar per una legge di iniziativa popolare per introdurre il salario minimo laddove non arriva la contrattazione collettiva“. E poi “La prima prova elettorale nazionale della nuova segreteria non saranno le regionali di quest’anno e nemmeno le prossime amministrative. Saranno le europee che metteranno alla prova il nuovo gruppo dirigente che uscirà dal congresso” ha concluso il governatore.