Lanutti vorrebbe la commissione banche, ma il figlio lavora per la PopBari

Un evidente caso di conflitto d’interessi accende il dibattito politico, con il senatore Elio Lanutti a metà tra la commissione banche ed il “posto in banca” di suo figlio

Il senatore del M5S Elio Lannutti, vuole la presidenza della commissione parlamentare di inchiesta sulle Banche, e non intende ritirare la sua candidatura. Ma dopo essere stato attaccato duramente dagli alleati di governo del Pd, ora per lui si pone un altro problema, quello del conflitto di interessi.

Suo figlio Alessio lavora infatti nell’Ufficio Enti della sede romana della Banca Popolare di Bari, istituto in crisi al centro di un salvataggio da parte dello Stato.
Una cosa non da poco visto che Lannutti senior dovrebbe andare a ricoprire il ruolo di presidente della commissione Banche. E qualcosa torna subito alla mente: il conflitto di interessi. Il cavallo di battaglia del M5S promesso più volte da Luigi Di Maio che in un primo momento ha sostenuto con forza la corsa del senatore Lannutti. Ma su questo aspetto ci torniamo tra poco.

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Dal Pd, infuriato dalla proprosta del nome, è arrivata subito la richiesta del ritiro del grillino “per non creare imbarazzi alla maggioranza”. Ma Lannutti, forte del sostegno dei vertici del Movimento e del gruppo cinquestelle al Senato che lo ha candidato, non ha mollato e ha deciso di andare avanti. “Penso che Elio Lannutti sia la persona con gli skills maggiormente adeguati per quel ruolo quindi noi insisteremo con Elio Lannutti”, aveva dichiarato il senatore 5S Daniele Pesco, presidente della Commissione Bilancio al Senato.

Così Lannutti si è recato con Antonio Di Pietro da Beppe Grillo. “Il Pd e Italia Viva non mi sostengono? Quello che fanno il Pd e Italia Viva sono affari del Pd e di Iv, mentre quel che fa il M5S è affare del M5S. Io sono il candidato del Movimento, tutto qui. Fin quando non cambieranno le cose, io sono stato scelto con elezioni democratiche e resto al mio posto”, ha dichiarato all’Adnkronos il senatore grillino.

Ma ecco che, poco dopo, le carte in tavola cambiano di nuovo. Dalla Libia, un arrabbiato Di Maio tuona: “Il nome del presidente sarà frutto di un accordo di maggioranza”. E in un attimo il nome di Lannutti viene bruciato, pronto per essere sostituito da nuovi candidati. Ma tutto questo non fa altro che creare nuove spaccature tra i grillini. Lannutti non ci sta e, dopo l’incontro con Grillo, sbotta: “Cosa significa che mio figlio lavora in banca? Dov’è il conflitto di interesse? Andate a vedere il conflitto di interesse di coloro che hanno fatto i crack e non di uno che lavora onestamente. Vi dovete vergognare. Sono stato scelto con le procedure previste, sono e resto il candidato del Movimento. Chi spacca è chi non mi vota”.

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