Nutriscore, continuano le polemiche. Italia contro le etichette | Video

La nuova classificazione dei cibi penalizza alcune specialità del nostro Paese. Il ministro Speranza attacca Nutriscore, il dibattito prosegue.

Continua a far discutere l’applicazione del metodo Nutriscore. Si tratta di una nuova classificazione dei cibi che li etichetta in base a una scala a cinque “gradini”. Questo genere di graduatoria è stato creato in Francia, da un gruppo di ricercatori universitari che si sono basati sulle tabelle nutrizionali della Food Standards Agency del Regno Unito.

Si tratta di un metodo che ha fatto discutere fin dall’inizio, in primis nel nostro Paese. Il Governo italiano ha infatti protestato fin dall’inizio per i giudizi assegnati ad alcuni prodotti, che da sempre hanno rappresentato il made in Italy e sono stati esportati in gran quantità da diversi anni. Cibi come mozzarella, parmigiano reggiano, olio d’oliva e prosciutto crudo di Parma sono finiti sotto la lente di ingrandimento e si discute della loro valutazione secondo il metodo Nutriscore.

Secondo il ministro della Salute, Roberto Speranza, Nutriscore è altamente penalizzante per il settore gastronomico italiano. “Un modello a semafori in cui l’olio di colza è valutato meglio dell’olio di oliva non lo accetteremo mai. Difendiamo il Made in Italy, le imprese italiane“, aveva dichiarato il ministro nei giorni scorsi. E in effetti, stando ai primi dati pubblicati secondo questo metodo, i prodotti nostrani sono inseriti nello stesso “gruppo di merito” di altri, decisamente meno nutrienti. Se non addirittura in una posizione peggiore.

L’olio d’oliva, una delle eccellenze italiane penalizzate da Nutriscore – meteoweek.com

Nutriscore, la posizione dell’UE

In ogni caso, per il momento l’Unione Europea non si è espressa in maniera chiara su Nutriscore. L’unico dato in questo senso è rappresentato da una petizione lanciata a maggio dell’anno scorso. Nel frattempo, però, alcuni Paesi membri hanno deciso di adottare questo metodo. Nazioni come Spagna, Belgio e Germania, per fare gli esempi più autorevoli. In un certo senso era prevedibile che queste nazioni si accodassero a Nutriscore. Se non altro perchè alcuni loro cibi rientrano nelle categorie più “alte” di questa scala cromatica. Di contro, come abbiamo già detto, alcuni alimenti prodotti in Italia non vengono “premiati” al pari dei loro omologhi tedeschi o spagnoli.

E non mancano le critiche anche da parte degli addetti ai lavori. Come nel caso di Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare. “Poco prima dell’estate di quest’anno la Commissione Europea stava per pubblicare un rapporto volto ad armonizzare i sistemi di etichettatura. L’unico contemplato era il Nutriscore. L’Italia ha fatto pressioni affinché si attendesse a pubblicare il rapporto per completare i test su altri sistemi. Il Nutriscore si basa su un algoritmo che può essere modificato. In questo modo, uno stesso alimento potrebbe essere classificato diversamente a seconda del paese in cui è venduto, creando confusione. Venticinque anni di studi affermano che la dieta mediterranea è sana ma il Nutriscore classifica i suoi prodotti tipici ai gradini più bassi della graduatoria“.

La replica dei creatori di Nutriscore non si è fatta attendere. La parola è passata a Serge Hercberg, uno dei ricercatori che ha condotto lo studio. “Nutriscore non ha nulla di segreto, è uno strumento di salute pubblica sviluppato da scienziati indipendenti per aiutare i consumatori a capire meglio le qualità nutrizionali del cibo e per aiutarli nelle loro scelte“.

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