Proteste in Iran, fermato ieri l’ambasciatore della Gran Bretagna

Tensioni altissime in Iran, il caos scatenatosi in seguito all’attacco americano in cui è morto il generale Soleimani ha avviato una fase di instabilità politica che non è ancora cessata.

In un contesto così delicato l’abbattimento dell’aereo ucraino che volava nei cieli iraniani, lo spostamento delle milizie da parte di Erdogan e le continue offensive di Trump non hanno aiutato.

L’entrata in scena della Corona inglese

In ordine cronologico è la Gran Bretagna l’ultima ad essere scesa in campo, infatti “L’arresto temporaneo dell’Ambasciatore britannico a Teheran è inaccettabile“. Così la Farnesina su Twitter ha preso una posizione. “Esprimiamo solidarietà al Regno Unito e lanciamo forte richiamo all’Iran perché rispetti norme e principi di diritto internazionale”.

Se la tensione resta, non sembrano tuttavia esservi pericoli gravi ed imminenti per l’integrità della nostra ambasciata e la sicurezza dei connazionali presenti nella capitale, sottolineano le stesse fonti. Agenti in assetto antisommossa presidiano anche la zona presso la piazza Ferdowsi, uno snodo che viene sempre presidiato per contenere le manifestazioni in aree sotto controllo.

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Il fermo per Rob Macaire

Il ministero degli Esteri iraniano ha convocato l’ambasciatore britannico in Iran Rob Macaire: l’accusa è di aver preso parte ad una “dimostrazione illegale“. Ieri l’ambasciatore era stato fermato per qualche ora e poi rilasciato a causa della sua presenza alle manifestazioni davanti al Politecnico. La partecipazione di Macaire non aveva nulla a che vedere con il suo ruolo di rappresentante britannico ed ha contravvenuto alle norme diplomatiche, ha sottolineato il ministero, stando a quanto riportato dall’Irna.

Oggi davanti all’ambasciata britannica si sono svolte manifestazioni di protesta durante le quali alcuni dimostranti hanno bruciato bandiere britanniche e chiesto l’espulsione di Macaire dal paese.

Macaire ha assicurato che nel momento in cui è stato fermato dalle autorità del Paese con l’accusa di “fomentare una protesta” si stava limitando a prendere parte a una veglia per le vittime del disastro aereo di mercoledì vicino Teheran. “Grazie per i messaggi“, ha scritto oggi su Twitter il diplomatico. “Posso confermare che non stavo partecipando ad alcuna protesta. Sono stato a un evento descritto come una veglia per le vittime del volo PS752″.

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Il diplomatico ha spiegato di aver considerato ‘normale’ andare di persona a rendere omaggio alla memoria delle vittime tra le quali figurano tre cittadini britannici, ma ha voluto precisare di aver lasciato il posto dopo cinque minuti, quando alcuni hanno iniziato ad intonare canti. “Dopo aver lasciato la zona sono stato fermato e trattenuto per mezz’ora“, ha scritto, ricordando che “l’arresto di personale diplomatico è illegale in tutti i Paesi. Macaire ha quindi rimandato alla nota di protesta del ministro degli Esteri britannico Dominic Raab, che ha denunciato una ‘flagrante violazione del diritto internazionale’.

Le proteste

Centinaia di persone si sono riunite presso le università Shahid Beheshti e Allameh Tabataba’i dove si sono tenute anche cerimonie di commemorazione delle vittime del disastro. Molti manifestanti, riferisce l’Isna, hanno chiesto le dimissioni dei responsabili dell’abbattimento dell’aereo civile. Sul volo vi erano moltissimi cittadini canadesi, motivo per cui il primo ministro Justin Trudeau chiede che sia fatta chiarezza e siano indicati dei responsabili.

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Donald Trump e i Tweet

Con i manifestanti iraniani si è schierato Donald Trump che su Twitter ha postato un messaggio indirizzato ‘ai leader dell’Iran’. “Migliaia di persone sono già state uccise o incarcerate da voi e il mondo sta guardando.

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Ancora più importante, gli Stati Uniti stanno guardando. Ripristinate le connessioni Internet e lasciate che i giornalisti navighino gratis! Smettete di uccidere il vostro grande popolo iraniano!”, ha twittato il presidente degli Stati Uniti.

 

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