Allerta virus a Roma, la mancanza di un piano e il ‘fai da te’ dilagante

L’ allerta virus tiene banco a Roma e negli esercizi commerciali della Capitale. La situazione “è sotto controllo” fanno sapere dalla Prefettura. Eppure, nelle scuole e negli uffici pubblici, aumenta il ‘fai da te’ in mancanza di un piano specifico ufficiale

L’ansia è calata sulla Capitale, Roma nel giro di quarantotto ore è diventata la Capita dell’allerta virus. Insinuata nei bar, negli autobus, nei cinema, nei grandi magazzini, la paura tiene banco. E preoccupa. Ieri, il primo vertice conoscitivo in prefettura da cui è emerso che “la situazione è sotto controllo”. Lo hanno detto in coro il prefetto Gerarda Pantalone, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e la sindaca Virginia Raggi. Nella riunione, alla quale hanno partecipato anche le autorità sanitarie, è stato fatto il punto soprattutto sulle “direttive dalla Regione a tutte le strutture sanitarie, per adottare le procedure e i protocolli”.

Rassicurazioni che, evidentemente, continuano a non bastare. Fuori, nelle strade, nelle scuole e negli uffici pubblici si è già passati al fai da te. Mascherine e gel disinfettanti a portata di mano. ll Ministero dell’Interno ha scritto ai vigili del fuoco per raccomandare “l’uso di mascherine e guanti in lattice monouso da indossare in caso di operazioni di soccorso a persone che manifestano sintomi”. I grandi store del centro hanno comunicato ai propri commessi massima libertà sull’uso delle mascherine e ieri diversi addetti alla vendita hanno deciso di indossarle.

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La distribuzione delle mascherine. E’una Roma che teme il contagio

I sindacati dei mezzi pubblici oggi distribuiscono mascherine a Termini. Quelli delle forze dell’ordine chiedono di fornire materiale sanitario anti contagio. Le direttive cui ha fatto cenno il prefetto non sono altro che i primi campanelli di allarme suonati a Roma. I primi squilli sono arrivati dalla Direzione generale del Ministero della Salute che ha emanato un protocollo apposito per navi, porti e terra ferma. C’è scritto che l’incubazione va dai 2 ai 14 giorni. Sintomi più comuni: febbre, tosse secca, mal di
gola, difficoltà respiratorie.

Divulgate alcune informazioni rivolte ai cittadini che sospettano un contagio. “In concomitanza di febbre e sintomi respiratori associati a un soggiorno nella provincia dell’ Hubei nei 14 giorni precedenti. Oppure uno stretto contatto, un caso con fermato di infezione oppure un accesso a una struttura sanitaria in un paese in cui sono state segnalate infezioni nosocomiali da nCov”. In tal caso, vanno allertate le strutture specializzate. Alti rischi dunque per il personale sanitario a cui infatti si raccomanda di eseguire le visite in un’area separata come fu fatto per la Sars e per l’HINI. Chi visita deve stare lontano almeno un metro e dotarsi di mascherina e protezione facciale, camice impermeabile a maniche lunghe e guanti. Motivo per cui ieri sui social sono stati immortalati interventi su strada con ambulanze e infermieri dentro tute bianche. E sempre secondo i social, i romani sembrerebbero scavalcare persino le direttive. Un ‘fai da te’ che, invevitabilmente, va a braccetto con la psicosi.

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