Allarme ed allarmismo, concetti molto diversi. Infatti se in Cina è stato lanciato l’allarme, in Italia c’è un diffuso grado di allarmismo
Sul quotidiano La Nazione, l’insegnante di canto lirico fiorentina Gaia Pellegrini è rientrata a casa in città “Grande allarme, atterrata a Bologna non mi hanno nemmeno controllata”.
Di rientro dal Paese in cui il virus si è sviluppato, la docente ha raccontati il grado di allarmismo diffuso che regna in Italia rispetto che al Sol Levante.
Il grande dubbio è: davanti all’incertezza, meglio sottovalutare o sopravvalutare?
Il report
«Tornando dalla Cina sono rimasta impressionata: c’è molto più allarme in Italia rispetto a lì. Qui ho trovato gente più impaurita e stressata”. Incredibile, se si pensa che arriva dal paese dove l’epidemia di nuovo coronavirus è in corso.
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Gaia Pellegrini è fiorentina, ha 34 anni e da due vive in Cina, a Dalian, una città da 7 milioni di abitanti distante 1500 chilometri dalla provincia di Wuhan, epicentro dell’epidemia. Insegna canto lirico, insieme ad altri sette musicisti connazionali, al centro di musica e arte Fcaec (il Florence cultural and exchange center), nato per volontà del magnate cinese Li Wenhan, attraverso la scuola di musica Il Trillo e l’accademia Ada di arte, entrambe di Firenze.
Domenica alle 12,40 è atterrata a Bologna. Tornata in Italia. Perché la scuola per volontà del governo è stata chiusa. E il suo contratto scadrà il 15 marzo. “Le autorità cinesi erano troppo preoccupate, hanno preferito che tutti noi italiani rientrassimo nel nostro paese – racconta Gaia – Tra l’altro dall’Italia continuavano ad arrivarci notizie che i contagiati erano di più di quelli che il governo cinese ci raccontava, ma tutte infondate”.
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Gaia era stata in vacanza per il Capodanno cinese: era partita il 20 gennaio visitando città nel Sud del paese: “Non siamo riusciti ad arrivare nello Yunnan perché nel frattempo avevano chiuso la città, quindi il 26 gennaio siamo tornati a casa, a Dalian”.
Il rientro
Il suo rientro in Italia è stato più semplice di quello di tanti altri suoi colleghi e di molti italiani.
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Dopo i controlli massicci in Cina (presa tre volte la temperatura corporea) e negli Emirati arabi (scanner termico con doppio check per chi aveva lievi alterazioni), in Italia allo sbarco a Bologna, nessun controllo. Una delle tante contraddizioni del nostro paese: panico, blocco dei voli, poi nessun controllo agli aeroporti, fatta eccezione per Malpensa e Fiumicino.
Ma Gaia ha mai avuto paura? “Paura direi di no: a Dalian ci sono pochi contagiati in condizioni stabili – racconta – Anche se hanno chiuso cinema, scuole e ristoranti, i centri commerciali e i supermercati sono aperti. Funziona la metropolitana, ci sono taxi e bus. Certo, di gente in giro se ne vede poca e tutta con la mascherina e i guanti di lattice. Ma c’è una grande rete di solidarietà, un senso di patria che ormai noi stiamo perdendo quasi del tutto. E’ un popolo molto ubbidiente, se il governo dice di stare a casa loro lo fanno. Credo che in Europa sarebbe stato impossibile bloccare grandi città come hanno fatto loro”.