Sanremo stregata da Whitney Houston | Quando la regina incantò l’Ariston

La cantante americana arrivò a Sanremo con un solo disco in classifica ma lasciando presagire l’incredibile successo che avrebbe ottenuto. Baudo la costrinse a cantare la stessa canzone due volte. Il Festival la ricordò pochi giorni dopo la sua morte.

LAS VEGAS, NV ? SEPTEMBER 15: Singer Whitney Houston performs during the 2004 World Music Awards at the Thomas and Mack Center on September 15, 2004 in Las Vegas, Nevada. (Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images)

Sanremo e Whitney Houston, acuti e tristezza

Pippo Baudo si era dovuto impuntare pur di averla: Whitney Houston, che pure in Italia era sì conosciuta e apprezzata ma non era una star di prima grandezza come negli Stati Uniti, doveva essere l’ospite d’onore del Festival, a qualunque costo. E quando il management della cantante in effetti presentò il conto, si parlò di 200 milioni che nel 1987 erano davvero un sacco di soldi, la Rai decise di accettare la condizione capestro e firmare.

Una stella già oribita

D’altronde la Houston era impegnatissima: aveva un disco in uscita, un altro disco ancora in promozione, un film in lavorazione e la Pepsi Cola le aveva appena offerto sei milioni di dollari per una serie di spot da girare con urgenza. Ma Whitney, che aveva sentito parlare del Festival da Dionne Warwick – sua cugina – e dalla sua grande amica Chaka Khan, al Festival voleva venirci a tutti i costi. Di conseguenza la ragazza, che era giovane ma sapeva esattamente cosa voleva (un personaggio molto vicino a quello che avrebbe poi interpretato in “The Bodyguard”) zittisce il management e si accorda.

Agenda serrata

I tempi sono strettissimi: Whitney resta in Costa Azzurra per una promozione e per girare uno spot, poi si sposta a Sanremo per cantare una sola canzone e ripartire immediatamente per Nizza da dove sarebbe rientrata negli Stati Uniti. Canzone cantata dal vivo, ma sulla base originale del disco. Due ore di viaggio, cinque minuti di esibizione. A Whitney hanno detto che il Festival è quello della canzone italiana, e dunque dell’amore e del romanticismo. Inizialmente vorrebbe presentare “How Will I Know”, un brano allegro, molto dance pronto a uscire come singolo in Europa ma alla fine si convince a presentare “All at Once”.

Classe cristallina

Lo esegue senza una incertezza, con una potenza vocale impressionante e una classe cristallina: se ne sta in piedi davanti alla gente dell’Ariston in modo altero, quasi nobile. E come regalino piazza un acuto sul finale con un tremolo che lascia sbalorditi tutti, continuando a cantare per un paio di secondi anche dopo che la base è già finita. La gente si alza in piedi e non la vuole lasciare. Tutti urlano forsennatamente bis e lei sembra non capire. Il suo agente la vorrebbe tirare via dal palco a forza ma lei ormai ha detto sì… E concede un bis, la stessa identica canzone, rifatta dall’inizio alla fine ma con gorgheggi e variazioni diversi. A quel punto persino il padre manager e la madre addetta stampa accennano a un momento di commozione di fronte a un intero paese in ginocchio di fronte al talento della figlia.

La Whitney che non ti aspetti

Uscita dall’Ariston, in barba ai tempi e alle agente decide che si è divertita e vuole restare a vedere la gara. Va in sala stampa, chiacchiera con qualche giornalista che la invita addirittura a cena: e lei accetta… Mamma, papà manager, agente e guardie del corpo sono rassegnati “That’s the way with Nippy”… dice il suo accompagnatore, Ryan. “Con Nippy (era il suo soprannome n.d.r.) le cose vanno così e non sai mai come”.

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Whitney Houston in una delle sue ultime esibizioni – meteoweek

Sanremo la omaggia, dopo una morte atroce

Purtroppo andranno molto tragicamente, una fine ingiusta e ingloriosa per lei, così bella e talentuosa, morta di overdose dopo una lunga battaglia contro le droghe, gli abusi e le botte del marito. Era il 12 febbraio 2012. E quando qualche giorno dopo nella sala stampa del teatro Ariston, al roof garden, qualcuno diffonde “All at Once”, tutti i giornalisti si alzarono in piedi ad applaudire e a ricordare quello sprazzo immenso di classe che illuminò l’edizione del 1987.

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