Allarme Conti Pubblici, ancora rivista la crescita 2020

I tecnici dell’Authority sui conti pubblici impietosi: il Pil italiano si fermerà allo 0,2%. La stagnazione prosegue, con la stessa dinamica negativa registrata nel 2019. Numeri allarmanti anche per la Cina, che nel primo trimestre va verso una perdita tra lo 0,5 e l’ 1%

Giuseppe Conte, presidente del Consiglio

L’Ufficio parlamentare di bilancio non vede il rimbalzo dell’ economia italiana su cui spera il governo per centrare gli obiettivi sui conti pubblici. Anche quest’anno, secondo quanto dichiarato dai tecnici dell’Authority sulla finanza, il Pil italiano “si fermerà allo 0,2%, con la stessa dinamica registrata nel 2019”. E si tratta di previsioni volte all’ottimismo. Questo perchè le proiezioni diffuse ieri nella nuova Nota sulla congiuntura, non tengono conto dei possibili effetti del Coronavirus. Su quest’ultimo, potrebbero legarsi ulteriori cattive notizie.

Informazioni preliminari, fanno sapere gli esperti. Ma alcuni numeri iniziano a circolare ed incutono timore. Morgan Stanley parla di una perdita di Pil per la Cina fra lo 0,5% e l’1% nel primo trimestre, e di un effetto frenata fra lo 0,5 e lo 0,3% per l’economia mondiale. Frenata che riguarderebbe da vicino anche l’Italia, come conferma il vertice di ieri mattina a Palazzo Chigi. Il governo vorrebbe farsi trovare pronto e correre ai ripari per mettere a punto le possibili contromisure per le nostre imprese. Ma i numeri che punteggiano le 24 pagine della Nota spaventano soprattutto la maggioranza. Dopo l’anno di Reddito di cittadinanza e Quota 100, che non hanno spinto la crescita perché il loro effetto, spiega l’Upb, è stato neutrale, servirà altro. Toccherà  all’Ufficio parlamentare di bilancio il compito di validare le previsioni che il governo indicherà ad aprile nel Documento di Economia e Finanza.

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Parlamento Europeo

La crescita vicina allo zero induce a riflessioni

È presto per fare calcoli definitivi, tratandosi di numeri preliminari. Ma le stime del governo rischiano di naufragare. Il programma di finanza pubblica su cui poggia l’ultima legge di bilancio punta a una crescita dello 0,6% quest’anno e dell’1% all’anno peri prossimi due. In questo scenario, fermarsi allo 0,2% imporrebbe di trovare misure correttive per circa 2 miliardi per non ritoccare il 2,2% di deficit concordato a fine anno con la commissione europea. Il rischio c’è. E’ alimentato dalla frenata della produzione europea, e tedesca in particolare, che ha già colorato di rosso i numeri italiani e dalle incognite che ancora circondano il commercio internazionale alle prese con la questione dei dazi. Alla fine, insomma, i miliardi da cercare potrebbero arrivare senza troppo sforzo almeno a tre.

Una mano potrebbe arrivare dalla tranquillità dello spread, sempre che le fibrillazioni continue all’interno della maggioranza non finiscano per far riaffacciare sui mercati le domande sul rischio politico italiano. In soldoni, se la frenata resterà nei limiti previsti per ora dall’Upb la correzione dei conti potrebbe essere “interna” al bilancio, senza nuove misure sui conti pubblici, un po’ come accaduto l’anno scorso con l’ultimo atto del Conte 1. Resta però cortissimo il margine per operare. Anche perché la distanza fra speranze e realtà rischia di allargarsi negli anni successivi. Per il 2021 l’Upb stima una crescita al +0,7 ma senza tener conto dei 20 miliardi di aumenti Iva già previsti a bilancio. Per Morgan Stanley dall’ epidemia del coronavirus è stimabile un taglio dello 0,5-1% al Pil cinese e dello 0,15-0,3% a quello mondiale. Problemi ulteriori, in tal caso. Anche per l’Italia.

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