Tanti gli indagati a piede libero nell’inchiesta per associazione a delinquere

Tra gli 85 indagati a piede libero dalla Procura di Brescia nell’ambito dell’inchiesta su un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale c’è anche un monsignore che avrebbe favorito il tentativo di aprire un conto allo Ior sul quale depositare soldi frutto dell’evasione.

L’ecclesiastico risulta indagato. Tra i 20 arrestati invece ci sono tre commercialisti e altrettanti avvocati.

I fatti

Sono 15 le persone finite in carcere e 5 ai domiciliari. Due persone sono all’estero e non sono ancora state raggiunte da ordinanza di custodia cautelare. Sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale e riciclaggio. Un centinaio complessivamente gli indagati tra Brescia, Bergamo, Milano, Mantova, Perugia, Lodi. Coinvolti anche professionisti che operavano per gli imprenditori. Il gruppo avrebbe portato all’estero i soldi depositati su conti correnti in Croazia e Ungheria. Sequestrati oltre due milioni di euro.

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«Da questa inchiesta emerge un connubio tra imprenditori e commercialisti con i professionisti che si sono messi a disposizione di progetti criminosi», ha detto il procuratore di Brescia Francesco Prete. «Il connubio tra imprenditori e professionisti conferma quanto sia necessario penetrate negli organi professionali per scovare professionisti infedeli», ha aggiunto Prete. «Siamo davanti ad un vero e proprio laboratorio a Brescia dell’evasione fiscale. Attorno a questo sodalizio giravano società locali e estere», ha aggiunto il procuratore aggiunto Carlo Nocerino che con la collega Claudia Passalacqua ha coordinato l’inchiesta.

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