Coronavirus, corse all’aperto: “Ci si espone ad un grave rischio di contagio”

Correre all’aria aperta è pericoloso, per gli altri e per se stessi. Anche la distanza interpersonale può non essere sufficiente a stare tranquilli. Lo spiega in un articolo su Libero Melania Rizzoli, medico internista ed assessore della Regione Lombardia.

Melania De Nichilo Rizzoli  è un medico, scrittrice e politica italiana. Laureata in Medicina e Chirurgia alla Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, è Medico Internista. Attualmente ricopre incarico di Assessore al Lavoro e all’Istruzione della Regione Lombardia. In un articolo da lei scritto e pubblicato sul giornale “Libero” la Rizzoli ha chiarito alcuni particolari importanti su una delle questioni più dibattute del momento: i pericoli che i “runners” possono procurare a se stessi e al prossimo svolgendo la propria attività sportiva. Un contributo che vale la pena leggere dall’inizio alla fine. “Il popolo dei runners italiani, sportivo, allegro e colorato, è improvvisamente diventato sordo, cieco, irresponsabile ed anche miserevolmente incosciente : esordisce così l’Assessore Rizzoli nel suo articolo.
“A nulla sono serviti i drammatici bollettini sanitari comunicati a reti unificate ogni sera in conferenza stampa dalle sedi di Regione Lombardia e della Protezione Civile, con un elenco quotidiano impressionante di morti e ricoverati agonici nei reparti di Terapia Intensiva degli ospedali lombardi e di tutta Italia” aggiunge. Come a nulla sono servite, secondo lei, le immagini più crude di questa tragedia e gli appelli continui delle istituzioni. “E’ stato accertato che il 40% della popolazione continua ad uscire come se niente fosse, in spregio del pericolo, ed un numero elevatissimo di irriducibili sportivi in tutta Italia continuano a correre come forsennati, andando a bocca aperta incontro al virus, sfidando la sorte con imperdonabile e colpevole ignoranza” scrive la Rizzoli, facendo riferimento ai tanti italiani appassionati della corsa che non hanno voluto rinunciare alle loro abitudini nemmeno in una situazione del genere.

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Il coronavirus, spiega la Rizzoli, è un agente patogeno particolarmente aggressivo. E’ “il più contagioso, il più veloce, il più furbo, il più insidioso e resistente che abbiamo mai conosciuto in questo secolo, un virus parassita e famelico che cerca cellule respiratorie viventi da infettare”. Una rappresentazione quasi angosciante, che spiega in modo semplice l’aggressività di questo virus. Aggressivo e fortemente contagioso: “E’ stato dimostrato – spiega ancora Melania Rizzoli – che il Covid19 per sopravvivere, una volta espulso dal corpo umano infetto attraverso la bocca parlando o con un colpo di tosse, e attraverso le vie aeree superiori soffiandoci il naso o con uno starnuto, rimane sospeso nell’ aria in una nuvola di aerosol, cercando di appigliarsi alla moltitudine di particelle atmosferiche che in essa sono sospese, che lo tengono in quota e lo fanno viaggiare e volteggiare a distanza come le foglie al vento, in attesa di essere inalato dal malcapitato del momento”. E qui arriviamo al punto: cosa si rischia andando a correre. Citiamo direttamente l’assessora Rizzoli, che si esprime molto chiaramente: “Se poi lo sfortunato viandante è uno sportivo più o meno giovane che si allena correndo a bocca aperta, respirando a pieni polmoni per lo sforzo fisico e muscolare, immettendo ed espellendo quindi una quantità maggiore di aria per lo stesso motivo, le probabilità di inalare o ingoiare il virus sospeso diventano pericolosamente alte, per circa 20-30 minuti, se nel suo percorso è stato preceduto da un ignaro portatore sano del virus, che lo ha diffuso in aerosol prima del suo passaggio”. Drammaticamente chiaro.

Ma non è tutto: infatti chi va a correre suda, fa fatica, produce liquidi e secrezioni che elimina durante il tragitto. Se il runner in questione è infetto, mette in circolo il virus. Un rischio reale, simile a quello che corrono i medici quando effettuano un tampone nasale: lo spiega la stessa Rizzoli. “Nei due o tre secondi impiegati per estrarre il lungo cotton-fioc dal naso e dalla bocca del potenziale ammalato, se è presente il virus questo, una volta strappato dal suo habitat naturale, può staccarsi dal dispositivo medico e disperdersi nell’ aria attorno, con un rischio di contagio molto elevato per tutte le persone che si trovano attorno. Per tale motivo gli operatori sanitari che eseguono questo apparentemente semplice test diagnostico sono sempre protetti al pari dei colleghi che operano quotidianamente nei reparti infettivi dedicati”. Insomma, una serie di motivi più che validi per evitare di andare a correre. Meglio mantenere sana la salute senza mettere in pericolo quella degli altri: di chi magari rispetta le regole, non esce e si tutela. Per poi magari essere messo in pericolo nei modi che la Rizzoli ha spiegato.

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Per esser più chiara, Melania Rizzoli nel suo articolo ricorre ad una immagine tra le più terribili tra quelle viste in questi tragici giorni: “Le immagini notturne di Bergamo, con la colonna di camion militari carichi di bare contenenti le centinaia di vittime del Coronavirus, disinfettate e sigillate nelle body-bags, dirette ai forni crematori delle altre province lombarde ed emiliane, essendo quelle della città orobica, pur attive 24ore su 24, non più in grado di far fronte all’ emergenza”. Immagini che dovrebbero far desistere chiunque dal pensiero di evadere la quarantena. Perchè meglio vivi e sani con qualche muscolo in meno, che  “entrare in forma fisica smagliante, in un forno crematorio che ridurrà in polvere, in meno di un’ ora, il loro corpo atletico ed anche il loro cervello”.

La postilla finale è ancor più agghiacciante, rispetto le devastanti potenzialità del virus: “Il test Tampone del Covid19 è risultato ancora positivo anche nelle persone decedute, segno che questo virus sopravvive anche alla morte delle cellule che infetta, e che non vede l’ ora di uscire per invaderne altre e continuare la sua azione letale“.

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