Coronavirus: colpiti da infarto, niente ospedali. Per uno su tre è troppo tardi

Persone colpite da infarto evitano l’ospedale per paura del contagio: “Molti arrivano tardi”. E’ allarme: uno studio evidenzia un calo del 50% dei ricoveri.

Vittime collaterali del coronavirus: si possono certamente definire così le persone che, affette da una patologia anche grave, evitano di andare in ospedale per paura di contrarre il Covid-19. L’esempio più eclatante riguarda le vittime di infarto, o comunque chi è colpito da patologie cardiovascolari. Sono in molti che rinunciano ad andare in ospedale e aspettano troppo prima di chiamare i soccorsi, con conseguenze che spesso sono molto gravi. A denunciarlo è, tra gli altri, la Società Italiana di Cardiologia (Sic) che stima una riduzione molto alta dei ricoveri.

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Il report della Sic ha evidenziato un calo dei ricoveri del 50 per cento nella settimana dal 12 al 19 marzo: lo studio è stato effettuato su un campione di 50 unità coronariche, ed i dati confrontati con quelli della stessa settimana del 2019. “Nei pazienti con infarto è stata notata una sorprendente riduzione dei ricoveri – ha spiegato Ciro Indolfi, presidente Sic e ordinario di Cardiologia Università Magna Grecia di Catanzaro – Il calo è più evidente per gli infarti con occlusione parziale della coronaria, ma è stato notato anche in pazienti con una forma più grave di infarto. Ridotto anche il numero di ricoveri per scompenso cardiaco, anomalie del ritmo cardiaco e disfunzione di pacemaker e defibrillatori. Questo andamento dei ricoveri e degli accessi al pronto soccorso non presenta sostanziali differenze dal Nord al Sud”. Non bisogna credere che in questo momento l’infarto sia meno grave del Covid-19 e non bisogna assolutamente abbassare la guardia – ammonisce il medico -. Anche in corso di pandemia è necessario non sottovalutare i sintomi”.

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Analogo grido di allarme arriva da parte del direttore sanitario dell’ospedale Monzino di Milano, Luca Giuseppe Merlino, direttore sanitario della struttura che fa da hub cardiologico anche per le aree di Lodi e Cremona: “Invece di chiamare i soccorsi subito, come avviene di solito, aspettano magari ore, anche un giorno intero o di più. Un caso su tre così arriva troppo tardi per sottoporsi alle terapie dovute“. Per paura del contagio del Covid-19 “si sottovalutano i sintomi e si chiama troppo tardi il 118. Così sono mediamente più compromessi e richiedono interventi più complessi e rischiosi, quindi meno efficaci per la salute della persona”. Chi aspetta troppo tempo prima di chiamare i soccorsi può andare incontro ad esiti anche fatali.

 

 

 

 

 

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