Coronavirus: Johnson ha ancora febbre alta, timore per il premier britannico

Coronavirus, non migliora la condizione del premier britannico Boris Johnson, risultato positivo al Covid-19. Ancora febbre alta per lui. Ma l’entourage rassicura: “Ha saldamente nelle mani il timone”.

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(Foto di Peter Summers, da Getty Images)

Il premier britannico Boris Johnson, dopo esser risultato positivo al coronavirus, è ancora affetto da una febbre molto alta. Non migliorano le condizioni del premier, dunque, nonostante le rassicurazioni iniziali. Nonostante l’atteggiamento pacato con cui lanciò la notizia di esser risultato positivo. Ora arrivano aggiornamenti: a 10 giorni di distanza, “ha ancora la febbre“, come comunica il ministro della Sanità Matt Hancock. Ma poi le rassicurazioni dal ministro: “E’ in buono spirito, ha saldamente nelle mani il timone del governo”. Continua a operare dal suo isolamento nel suo alloggio di Downing Street.

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Un decorso imprevedibile, quello della malattia, e lo è per molti. Anche il ministro della Sanità britannico, infatti, è stato a sua volta infettato nei giorni scorsi. Eppure il periodo di malattia per il ministro è durato solo una settimana. Al termine della settimana è addirittura uscito dall’autoisolamento, e ha partecipato all’intervista al talk-show politico domenicale di Sky News. Ed è durante questa intervista che ha fornito  aggiornamenti sulla salute del premier. Sono rassicurazioni che probabilmente cercano di placare rumors e allarmi lanciati da molti importanti giornali inglesi, come “I”. Iniziava a diffondersi, infatti, l’ipotesi che Johnson debba rinunciare temporaneamente anche al lavoro a distanza.

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L’ipotesi era stata avanzata da alcuni medici in base alle immagini degli ultimi video girati dal premier. Un’ipotesi che quindi lo costringerebbe, di fatto, ad abbandonare la guida del governo. Un’ipotesi che si era fatta sempre più solida, visto che, secondo alcuni media, i sintomi come tosse e febbre alta sarebbero lontani dallo scemare. Intanto continua il contagio all’interno della classe politica. Anche la vice leader del Labour, Angela Rayner, era stata contagiata nelle scorse settimane. E proprio lei ha duramente criticato Hancock per aver interrotto l’isolamento dopo una sola settimana. Ha dunque fatto notare il suo atteggiamento irresponsabile per aver bloccato la quarantena “non dopo due settimane, come raccomanda l’Oms”.

La situazione in Regno Unito: il contagio corre e non si ferma

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(Foto di Ian Vogle, da Getty Images)

Nel frattempo, il Regno Unito sembra sempre più abbandonato a se stesso. Solo nella giornata di ieri sono stati 708 i decessi dovuti al coronavirus. Tra questi, registrata anche la tragica morte di un bimbo di soli 5 anni. Numeri che aggravano il bilancio totale dei decessi, che sale a 4.313, mentre i contagi passano a 41.903. Intanto il ministero della Salute insiste, ora, sull’importanza del lockdown e sul distanziamento sociale. Anche nel Regno Unito la parola d’ordine è ormai: “State a casa”. Rischia di aggravarsi anche la situazione nelle carceri, motivo per cui il governo sta valutando il rilascio di circa 4.000 detenuti.

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Intanto sale l’apprensione degli esperti. L’epidemiologo Graham Medley è tornato a prospettare un possibile fallimento del lockdown. E Medley è proprio uno dei consulenti del governo. In quel caso, nel caso in cui il lockdown non dovesse bastare, il governo si farà trovare impreparato: nessun piano B all’orizzonte, al momento. Ma Medley, in virtù di questo, sembra addirittura voler fare un passo indietro e riproporre la strategia della famosa “immunità di gregge“. Secondo l’epidemiologo è piuttosto il caso di arrendersi all’idea che il virus si diffonderà, inevitabilmente. La speranza resta quindi una: che a breve la diffusione del virus possa produrre una possente massa di persone immuni.

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