Donna muore per dissanguamento a seguito di raschiamento, indagati 3 medici. Oggi il rinvio dell’udienza preliminare, che slitta di 6 mesi. 
Slitta di 6 mesi l’udienza preliminare su tre medici indagati per la morte di una donna a seguito di raschiamento. L’udienza sarebbe stata davanti al gup di Milano Roberto Crepaldi. Gli indagati sarebbero tre ginecologi dell’Humanitas. Capo d’accusa: morte per dissanguamento di una donna di 40 anni durante un intervento di raschiamento avvenuto nell’aprile 2018.
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Ora è tutto rinviato al 20 ottobre a causa delle nuove disposizioni del tribunale di Milano. Si tratta di uno slittamento dovuto a un adeguamento alle misure restrittive per frenare il contagio da coronavirus. Ovviamente lo slittamento non riguarda solo questa udienza, ma tutte le udienze considerate non urgenti.
Cosa accadde il 12 aprile 2018
Tutto fermo a dove era rimasto, dunque. Durante la scorsa udienza madre e compagno della vittima si erano costituiti parti civili. L’inchiesta per omicidio colposo era scaturita proprio dalla denuncia del compagno della donna morta il 12 aprile 2018. Sia la madre che il compagno della donna erano e sono assistiti dai legali Marco Leanza e Cinzia Vitelli. A ribadire la richiesta di processo il pm Mauro Clerici, titolare dell’inchiesta per omicidio colposo.
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Ma cosa accadde quel famoso 12 aprile 2018? La donna in questione ebbe un aborto spontaneo alla nona settimana di gravidanza. A quel punto la ginecologa di fiducia le consigliò di recarsi all’Humanitas per il raschiamento. E proprio durante l’intervento, la complicazione: una perforazione dell’utero. L’operazione eseguita male portò a una copiosa emorragia. I tre medici in sala, però, a quanto pare non sarebbero stati in grado di gestire la complicazione. Optarono per diverse trasfusioni di sangue, piuttosto che operare nell’unico modo che le avrebbe salvato la vita: un’asportazione immediata dell’utero. Alla fine i tre medici si decisero ad asportare l’utero, a procedere alla isterectomia con la tecnica della laparotomia. Ma era già troppo tardi. La donna a quel punto venne sottoposta agli interventi dell’equipe di chirurgia generale della clinica di Rozzano. Ma non bastarono.
