Piana di Gioia Tauro: morto Amadou, il migrante aggredito a bastonate

Morto Amadou, il ragazzo maliano aggredito nella Piana di Gioia Tauro da un altro migrante: preso a bastonate si è spento in ospedale.

Piana di Gioia Tauro: morto il migrante aggredito a bastonate – meteoweek

C’è grande dolore per la scomparsa di Amadou, il ragazzo mariano preso a bastonate nella Piana di Gioia Tauro. Era stato aggredito qualche giorno fa a contrada Russo da un altro abitante del ghetto, Sylla Daouda, bloccato dagli altri braccianti, non in tempo. Accorsi subito i soccorsi e la Polizia. Amadou è stato portato prima a Polistena, dove è stato stabilizzato, quindi a Reggio Calabria dove si è tentato un intervento chirurgico per salvargli la vita. Non ce l’ha fatta, le ferite erano troppo estese: c’erano traumi interni importanti. Dichiarata la morte cerebrale, le macchine che lo tenevano in vita sono state spente poco dopo. Sylla, di 31 anni, era noto alla polizia per piccoli precedenti; è stato subito arrestato dai carabinieri di Taurianova intervenuti sul posto. L’accusa nei confronti dell’aggressore, che inizialmente era di tentato omicidio aggravato si è tramutata adesso in quella di omicidio. Secondo quanto emerso dalle prime indagini dei militari la lite tra i due connazionali sarebbe scoppiata per futili motivi per poi peggiorare al punto da richiedere l’intervento di altri migranti. L’assassino aveva cercato di colpire la vittima con una  bombola di gas ma era stato fermato da altri cittadini centrafricani presenti.

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Gli inquirenti ora dovranno indagare le cause della lite – meteoweek

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C’è grande paura ora nel campo di Piana di Gioia Tauro. La tensione è alta dopo l’accaduto, soprattutto perché ad aggiungersi al clima pesante c’è la paura per l’emergenza sanitaria nazionale. Dalle assemblee che si stanno susseguendo nel campo è venuta fuori una lettera, che i braccianti sperano di far arrivare sulla scrivania di Prefettura e Comuni sulla questione assembramenti all’interno dei campi. Chiedono la possibilità di proteggersi dall’epidemia e di vivere in case dignitose «per la nostra salute e la salute pubblica», contratti regolari «con un giusto salario e la fine dello sfruttamento» che oggi consentirebbero loro di continuare a lavorare nei campi e a vivere una vita dignitosa come la legge vorrebbe. La Ministra Bellanova in merito ha detto: «Dobbiamo fare i conti con la realtà. Ci sono i ghetti, pieni di lavoratori arrivati dal sud del mondo che lavorano nelle nostre campagne in nero. Lì sta montando la rabbia e la disperazione, se non si fa qualcosa il rischio è che tra poco ne escano e non certo con un sorriso. C’è un forte deficit di manodopera, bisogna mettere anche loro in condizioni di lavorare in modo regolare».

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