Coronavirus: 300 ricercatori italiani difendono Erc dopo dimissioni del presidente Ferrari

Dopo le dimissioni di Mauro Ferrari, che ha accusato l’Erc di scarso impegno nella lotta contro il coronavirus, 300 ricercatori italiani si sono fatti firmatari di un appello per difendere il centro. 

(Photo by Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Lo European Research Council è un’agenzia europea, che finanzia la ricerca esclusivamente sulla base delle idee e delle proposte dei ricercatori. Si tratta dell’unico tipo di centro di ricerca a possedere questa caratteristica, ed è stato ideato allo scopo che gli studiosi evitino di subire pressioni di qualunque tipo da parte delle lobby, e di evitare di arenarsi in una burocrazia che anche in Europa, risulta spesso troppo farraginosa. 

Qualche tempo fa’, il presidente dell’Erc Mauro Ferrari si è dimesso dalla sua carica. Tra le motivazioni che lo hanno portato a questa scelta, Ferrari ha spiegato che in il centro era diventato un organismo gestito interamente da burocrati e che oltretutto finanziava una ricerca che non si interessa minimamente dei problemi con cui si scontra l’attuale società moderna. Il riferimento principale era naturalmente a quello che a suo parere, era un totale disinteresse dell’agenzia verso l’emergenza coronavirus.

Per rispondere alle critiche poste da Ferrari, trecento ricercatori italiani si sono fatti firmatari di un appello per difendere l’istituto. Tra coloro che hanno firmato figurano Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, Alberto Mantovani dell’Università di Milano Humanitas e Andrea Ballabio, rappresentate del Telethon Institute of Genetics and Medicine.

Nell’appello viene spiegato come in realtà l’Erc abbia attualmente all’attivo circa 50 progetti che svolgono ricerche che risultano “potenzialmente rilevanti per l’emergenza Covid-19 e altri progetti stanno in questi giorni ridefinendo i propri obiettivi per questo scopo”.

I ricercatori: l’Erc è garanzia assoluta di qualità scientifica nella ricerca

Continuando nella loro lettera, affermano che le parole di Ferrari inducono a “una visione profondamente distorta e fuorviante” dell’operato del centro di ricerca. Ricordano come la modalità di finanziamento dell’Erc “è considerato dalle università e dalle istituzioni di ricerca internazionali come garanzia di assoluta qualità scientifica”. Al punto che, sostengono i ricercatori, esiste una fortissima competizione tra università e centri di ricerca per assumere i vincitori. Oltretutto, ribadiscono anche il fatto che in Italia l’Erc ha offerto la possibilità ai migliori ricercatori di talento di poter disporre di un finanziamento molto consistente, che riesce a rendere i loro studi competitivi sul piano internazionale, senza dover sottostare a qualunque tipo di condizionamento politico.

In ogni caso, sempre in riferimento alle presunta mancanza di un vero contributo dell’Erc nella lotta contro il coronavirus, i firmatari dell’appelo sostengono che “pur ritenendo doveroso che l’Unione Europea si impegni in prima linea nella lotta contro il Covid-19 con investimenti mirati in ricerca e sviluppo” L’Erc non rappresenta comunque “l’istituzione appropriata per un intervento dall’alto con obiettivi prestabiliti”.

Ma chiarito questo aspetto, i ricercatori precisano che nonostante loro non abbiano ricevuto  “un indirizzo scientifico imposto dall’alto non vuol dire che la ricerca non si orienti spontaneamente verso le problematiche e le urgenze più attuali”. Anche perché a loro parere, è proprio il fatto che non ci sia un particolare indirizzo scientifico all’interno dell’agenzia, a renderlo uno massimi centri di ricerca internazionali.

(Photo by THIBAULT SAVARY/AFP via Getty Images)

Secondo i firmatari dell’appello dunque, l’Erc si sta comunque occupando di ricerche che riguardano la lotta al coronavirus, ma non bisogna dimenticare che il centro di ricerca nasce proprio per rendere i ricercatori liberi di presentare qualunque tipo di proposta, indipendemente da quello che accade nel modo.

Infine, nella conclusione della lettera viene spiegato che L’Erc , “ha rappresentato e rappresenta, per la scienza e la ricerca italiana ed europea, uno strumento essenziale, il cui principio cardine è l’autonomia e l’eccellenza della ricerca. Questo approccio va assolutamente preservato, in quanto consente a numerosi ricercatori dell’Unione Europea di affrontare con un supporto appropriato le grandi sfide di questo tempo, compresa l’emergenza Covid-19 e le tante conseguenze che essa porterà sulle nostre società”.

Le dichiarazioni dell’ex presidente dell’Erc, Mauro Ferrari

Dal canto suo, l’ormai ex presidente del centro Mauro Ferrari, ci ha tenuto a precisare che lui ha in primo luogo agito nel totale rispetto del suo contratto di lavoro. Ferrari, per rispondere a diverse critiche che gli sono state poste dopo le dimissioni, ha dichiarato di aver sempre “sostenuto la visione, i programmi e le iniziative del Cer con grande entusiasmo, tutti basati sulla filosofia ‘Bottom-Up’ del finanziamento della ricerca, che trovo essere un meccanismo essenziale per la scienza di frontiera, ed è stato ciò che mi ha attratto al Erc”.

(Photo by THIBAULT SAVARY/AFP via Getty Images)

Ha poi aggiunto che le sue dimissioni sono nate quando ha proposto al Consiglio Scientifico un incontro per discutere di programmi specifici per aiutare il mondo ad affrontare l’emergenza innescata dal Covid-19. Questo perché, nonostante fosse ben cosciente “dell’indirizzo anarchico” del centro di ricerca di cui era presidente, riteneva che la tragedia fosse così grande da un punto di vista etico, che qualunque comunità scientifica era tenuta ad occuparsene. 

Perchè Ferrari ha deciso di dimettersi

Al rifiuto della sua proposta, ha deciso di prenderne atto e dimettersi.

Infine, Ferrari ha risposto ad un’ultima critica circa alcune sue presunte iniziative personali mentre era ancora presidente dell’Erc dichiarando che: “l’unica iniziativa che non ha coinvolto l’Erc è arrivata in risposta a una richiesta della Presidente von der Leyen. Non riguardava questioni di pertinenza dell’Erc, ma piuttosto questioni relative alle strategie di salute pubblica, riguardanti la pandemia di Covid-19. Il documento che le ho preparato, una volta completato, è stato distribuito su sua richiesta a una lista di distribuzione da lei comunicata, che non includeva il Cer. Ho seguito le sue istruzioni ad ogni passo”.

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Ha concluso precisando che tutte le restanti iniziative esterne assunte erano incluse nel suo contratto ed erano autorizzate dalla Commissione Europea. In ogni caso, Ferrari ha precisato che “le mie attività esterne non hanno mai avuto la precedenza sul Erc”

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