Di Maio, Mes vale 37 miliardi, noi stiamo trattando per 1.500

Di Maio: “In questi giorni si sta portando avanti la trattativa più difficile che l’Italia abbia mai affrontato, il 23 aprile sarà il giorno della verità, per sapere se abbiamo a disposizione 1.500 miliardi di euro per riuscire ad affrontare i problemi della nostra economia”.

Il 23 aprile è vicino, l’Unione europea si riunirà per decidere quali saranno i provvedimenti da prendere in materia economica per aiutare gli stati messi in ginocchio dal coronavirus. “Non è il momento di discutere tra noi, dobbiamo andare in Ue uniti”. A dirlo è il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “Io capisco che in questi giorni nel nostro Paese ci sia un dibattito su alcuni strumenti, come il Mes, che però vale 37 miliardi. Noi invece stiamo portando avanti una trattativa per 1.500 miliardi. Oggi non è il momento di discutere tra di noi, ma andare a quei tavoli uniti ed ottenere il miglior accordo possibile per l’Italia”. Di Maio lo ha detto il a Stasera Italia su Rete4, parlando del prossimo Consiglio Ue che dovrà stabilire un finanziamento per l’emergenza coronavirus. “In questi giorni si sta portando avanti la trattativa più difficile che l’Italia abbia mai affrontato, il 23 aprile sarà il giorno della verità, per sapere se abbiamo a disposizione 1.500 miliardi di euro per riuscire ad affrontare i problemi della nostra economia”.

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Di Maio: ripartire ma priorità è vita

Tutti vogliamo riavviarci alla riapertura, ma deve essere intelligente. C’è la responsabilità per il lavoro, ma la responsabilità più grande è per la vita delle persone. Non dobbiamo abbassare le guardia, rischiamo di sprecare il lavoro fatto. Dobbiamo rivolgerci quindi a chi ne sa più di noi, gli scienziati”, che ci dicono di essere prudenti. Di Maio ha poi aggiunto: “Ci sono tentativi nel mondo di provare a prevedere che cosa sarà quest’estate. Non sono uno di quelli che ha certezze assolute, ma sono certo che non si potrà uscire finché non saremo sicuri di poter tutelare la salute degli italiani”. Il ministro ha ricordato che “ci sono stati dei Paesi nelle ultime settimane che avevano riaperto in fretta e furia, ma ora hanno richiuso”.

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