Coronavirus, Lopalco: “Continuerà a circolare se meno del 60% ha gli anticorpi”

L’Italia si appresta a dirigersi verso quella che è la Fase 2, quella fase di convivenza con il coronavirus: in merito a questo delicato argomento, il professor Lopalco ha tentato di rispondere anche a quelli che sono i dubbi su immunità, sicurezza e ripartenza.

Pier Luigi Lopalco

L’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, Professore di Igiene e Medicina Preventiva dell’Università di Pisa e Coordinatore scientifico della task force della regione Puglia per l’emergenza coronavirus, ha rilasciato una ricca intervista per le penne di Fanpage.it.

Con il suo interessante intervento si è fatta un po’ di chiarezza su quella che è la questione dell’immunità al virus, su quali siano le condizioni che possano farci parlare di una reale “resistenza” al contagio, e su quando e come sarà possibile per il Paese ripartire in sicurezza.

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Lopalco, quando si parla di immunità al Coronavirus

“La risposta immunitaria è quella risposta che il nostro sistema immunitario mette in atto quando entra in contatto con un microrganismo che scopre essere estraneo, come un virus o un batterio. Si tratta di una risposta complessa perché si divide in diverse fasi, c’è una risposta innata, c’è una risposta immediata e c’è una risposta a lungo termine”, spiega Lopalco ai giornalisti di Fanpage.

Ma sottolinea, però, come sia molto più complessa la situazione quando si parla di coronavirus. “Se parliamo della risposta immunitaria a questo virus […] abbiamo ancora moltissime incertezze perché è particolarmente complessa e non è analoga a quella di tanti altri virus”. Tuttavia, per la maggior parte delle infezioni, la presenza di immunoglobuline G (igG) nel sangue di un paziente può indicare – insieme ad altri fattori – immunità, “cioè non essere più suscettibili all’infezione, quindi anche protezione“.

Un modo per tracciare la presenza di queste igG, può essere affidato ai test sierologici. In merito al coronavirus, si sta parlando molto di sierologia in questi giorni, “del fatto di ricercare le IgG e di dare questo famoso ‘patentino’ di immunità“. Ma si tratta, spiega Lopalco, non di soggetti realmente immuni, quanto di “soggetti che hanno sviluppato anticorpi, che è un’altra cosa”.

Pier Luigi Lopalco - coronavirus immunità

Per il momento, comunque, i primi test sierologici contano una percentuale che oscilla dal 3% al 10% di persone colpite dal Covid-19 e che hanno già sviluppato gli anticorpi. Per essere realmente al sicuro da una nuova ondata pandemica, però, secondo Lopalco “queste percentuali dovrebbero comunque salire almeno al 60%“. “Fino a quando non avremo questa quota, la circolazione del virus l’avremo sempre. E non solo, con una quota del 10-15% ma anche del 20% il rischio di una nuova ondata pandemica è dietro l’angolo”, avvisa in effetti l’epidemiologo.

Fase 2, come ripartire in sicurezza

Data allora l’alta percentuale richiesta per poter parlare di “immunità” al virus, risulta improbabile riuscire a raggiungere certi numeri nel giro di poco tempo. Ma la riapertura dei Paesi, dell’Italia, non può attendere ancora troppo. In tal senso, è fondamentale riaccendere i motori sociali ed economici seguendo attentamente le direttive degli esperti.
Come spiega Lopalco, non a caso, “per aprire in sicurezza bisogna continuare a mettere in atto delle misure di prevenzione del contagio. Non possiamo affidarci assolutamente né su sierologia né su tamponi negativi. Bisogna prevenire il contagio”. Anche con l’isolamento domiciliare, sempre “là dove è possibile farlo”.

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Questo poiché “isolamento domiciliare vuol dire che la persona sta a casa ma è isolato dal resto della famiglia, quindi avere una stanza propria e possibilmente avere un proprio bagno. Se queste condizioni non sono garantite, perché si vive in un piccolo appartamento, non si ha un doppio bagno, oppure l’appartamento è affollato perché il nucleo familiare è grande, bisogna prevedere altre modalità”. Altrimenti c’è sempre il rischio che contagi gli altri famigliari.
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