Omicidio, Foggia: ucciso migrante a coltellate nel ghetto San Severo

Omicidio in provincia di Foggia, a San Severo, ai danni di un migrante. La vittima era un 20enne della Guinea, è stato ucciso a coltellate da un connazionale.

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(Da Getty Images)

A San Severo (Foggia) ha avuto un omicidio ai danni di un migrante 20enne, originario della Guinea. Il ragazzo sarebbe stato ucciso a coltellate nella scorsa notte. L’omicidio sarebbe avvenuto nella baraccopoli situata nelle campagne di San Severo.  Secondo una prima ricostruzione il ragazzo sarebbe stato colpito a coltellate a morte, con ben tre fendenti, durante una lite per futili motivi. L’assassino sarebbe un connazionale, attualmente interrogato presso la caserma dei carabinieri.

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(Da Getty Images)

La vittima sarebbe Algassimou Bah. Delle tre coltellate ai danni del giovane, almeno una sarebbe stata quella fatale: quella inferta alla gola del ragazzo, producendone un immediato dissanguamento. Poi la morte. Il tutto sarebbe avvenuto in piena notte, verso le tre del mattino. Il motivo scatenante sarebbe stata una lite tra i due interessati. L’allerta sarebbe poi arrivata da altri migranti risedenti nel ghetto, testimoni dell’omicidio. Gli altri migranti avrebbero infatti chiamato il 118, ma la situazione era già irreversibile. Gli operatori sanitari hanno poi informato i carabinieri.

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La zona di campagna intorno a San Severo accoglie diversi centri migranti, tra cui il Gran Ghetto di San Severo, casa base di braccianti che lavorano nelle campagne pugliesi. Proprio a inizio aprile, ad esempio, risale la notizia riguardante Casa Sankara foresteria nelle campagne di San Severo realizzata dalla Regione Puglia. I migranti di Casa Sankara da inizio aprile realizzano con ritagli di stoffa e una macchina da cucire mascherine necessarie all’emergenza coronavirus. In un post sulla propria pagina Facebook hanno scritto: “A Casa Sankara si fanno mascherine. Ormai ci siamo abituati a sentire questa parola…in questo momento è qualcosa di prezioso mentre prima nemmeno si pensava alla loro esistenza. Ora le priorità sono altre e tutti noi siamo chiamati a fare la nostra parte”. Attualmente nella struttura risiedono circa 300 migranti, occupati prevalentemente nei campi agricoli della Capitanata.

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