Fase 2, l’Italia riapre ma prosegue lo stop delle rate di mutui e prestiti

Prosegue lo stop delle rate di mutui e prestiti anche nella Fase 2. Per il meccanismo di moratoria sono già pervenute 600mila domande, nei prossimi giorni se ne prevedono ancora di più.

fase 2 - stop mutui e rate

L’Italia della Fase 2 è un’Italia della ripartenza, della riapertura, della messa in moto. Ma, per far sì che ciò avvenga nel migliore dei modi, in alcuni settori sono stati necessari dei prolungamenti degli stop. Questo è il caso dei mutui e dei prestiti bancari.

Come viene riportato nell’edizione odierna de Il Sole 24 Ore, già nelle prime settimane successiva al varo del decreto Cura Italia, erano state oltre 162mila le moratorie concesse su mutui e prestiti nel mese di marzo. Uno stop alle rate richiesto, ora, da ben 600mila famiglie, che si appellano a una maggiore liquidità per far fronte alle nuove forme di disagio economico provocato dal lockdown.

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600mila domande di moratoria, previsto aumento delle richieste

Le famiglie italiane hanno già presentato allo Stato 600mila domande di moratoria, per prestiti che arrivano a toccare 36 miliardi. Una grande quantità di moduli, questa, presentata entro lo scorso 17 aprile, con numeri che potrebbero anche aumentare.

Questi pervenuti fino a questo momento, spiega infatti Antonio Deledda, direttore del sistema di informazioni creditizie di Crif., “sono il risultato di un mix di azioni spontanee messe in atto da intermediari e banche davanti alle prime richieste delle famiglie, ma ci aspettiamo di veder crescere i numeri nei mesi successivi”.

Del resto, il congelamento di rate e mutui è stato riproposto anche ad aprile, con Abi e Assofin che hanno sottoscritto delle linee guida nazionali atte a promuoverne l’applicazione su larga scala. Tutti coloro che fossero intenzionati ad aderire al meccanismo di moratoria, potranno dunque sospendere il rimborso dei propri finanziamenti rateali compilando e inviando la relativa modulistica.

ongelamento mutui prestiti - fase 2

Come infatti viene spiegato da Deledda, “rispetto a una fase iniziale, in cui hanno risposto solo gli operatori più reattivi e la mancanza di chiarezza sui requisiti necessari ha creato un po’ di confusione, oggi le maglie si sono ampliate tantissimo e la procedura è stata rodata“. Il meccanismo è ufficialmente partito, e la sua applicazione su larga scala viene promossa da più fronti “come strumento ‘neutrale’ per evitare la crescita delle insolevenze“.

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Del resto, spiega infine Michela Finizio, è stato già precisato come le moratorie non comportino “l’automatica riclassificazione dei crediti tra quelli in bonis ma oggetto di concessioni né tanto meno tra quelli deteriorati”. Ed è stato chiarito anche “che l’accesso alle moratorie non determina automaticamente un incremento significativo del rischio di credito”. “Il cedimento occupazionale era ed è stato il fattore che, più di altri, determina la maggiore fragilità delle famiglie e la loro crescente difficoltà a rispettare le scadenze di pagamento. Il meccanismo della moratoria va proprio in questa direzione“, spiega infatti Deledda alle penne del giornale.

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