Strage famigliare: Blerta Pocesta uccise genitori e sorellina, ora condannata a ergastolo

Condannata all’ergastolo Blerta Pocesta per il triplice omicidio avvenuto in Macedonia nel 2018, nella cittadina di Debar. Nella strage familiare uccise i genitori e la sorellina di 14 anni. La famiglia abitava a Sacile, in provincia di Pordenone.

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(Foto da Getty Images)

E’ stata ufficialmente condannata all’ergastolo Blerta Pocesta, autrice della strage familiare con triplice omicidio avvenuta nel 2018 a Debar, Macedonia. A emettere la sentenza la Corte d’Assise di Gostivar. La donna, 29enne, compì gli omicidi nella notte del 25 agosto: uccise i genitori e la sorellina di 14 anni a colpi di pistola. La famiglia abitava a Sacile, in provincia di Pordenone, da ormai 20 anni. Per questo a dare la notizia in Italia è stata la polizia di Stato di Pordenone, che ai tempi aveva anche indagato sulla vicenda. Il padre 54enne lavorava come operaio in una ditta locale, la madre di 53 anni era una dipendente di una impresa di pulizie.

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L’omicidio avvenne nel paese di origine, a Debar, in Macedonia, dove la famiglia si era recata in occasione della celebrazione di un matrimonio. Ma proprio nella mattinata della cerimonia, i genitori e la sorella della donna furono trovati senza vita. Uccisi a colpi di pistola. La procura della Repubblica di Pordenone avviò subito le indagini, in armonia con quella macedone. A coordinare le indagini il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dal Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia, con il contributo della Squadra Mobile di Pordenone e del Servizio Polizia Scientifica.

Proprio gli investigatori italiani scoprirono i retroscena della vicenda: Blerta Pocesta si era recata in Macedonia all’insaputa di tutti nel giorno precedente al matrimonio. Con un volo da Venezia in Macedonia aveva raggiunto la famiglia e aveva dato vita alla strage. Ha ucciso nel sonno a colpi di pistola madre, padre e sorellina, per poi tornare subito in Italia.

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Nella foto Blerta Pocesta, la prima a partire da destra

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A quel punto a essere determinanti furono gli accertamenti svolti in Italia, fondamentali per giungere alla definizione del processo che, invece, ha avuto luogo in Macedonia. Stando a quanto emerso dalle indagini, il movente sarebbe da rintracciare in dispute continue all’interno della famiglia, alimentatesi nel corso degli anni. La ragazza però era riuscita a trovare anche due complici: due macedoni del posto. Il primo l’avrebbe assistita negli spostamenti, il secondo le avrebbe procurato l’arma del delitto. La magistratura macedone ha condannato anche loro a 10 e 3 anni di reclusione.

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