Coronavirus, le nuove regole per riaprire: necessaria distanza di due metri

Arrivano nuove linee guida per la fase 2 dell’emergenza coronavirus. Lunedì riapriranno bar, ristoranti e parrucchieri, ma la distanza di protezione prevista salirà a due metri. 

coronavirus distanza due metri

Il premier Giuseppe Conte dovrebbe presentare, nella giornata di oggi, le nuove direttive e linee guida per la gestione di una fase 2 dell’emergenza coronavirus un po’ più distesa. L’idea resta di tenere ben saldo il polso della situazione, di non allentare tutto e all’improvviso. L’intenzione è di procedere gradualmente a una riapertura più diffusa. Il premier Conte firmerà anche un altro Dpcm, ma accompagnato da un decreto legge di un solo articolo per fornire alle regioni nuovi poteri. In tal modo le regioni potrebbero gestire localmente la riapertura dopo il lockdown, a patto di mantenere la loro adesione alle linee guida generali del Governo, e a patto che i dati restino in linea con il monitoraggio del ministero della Salute.

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Così lunedì 18 maggio riaprono negozi al dettaglio e centri commerciali, bar, ristoranti, parrucchieri, barbieri, estetisti e mercati non alimentari. E ancora, per la cultura: musei, biblioteche, gallerie d’arte e siti archeologici. La ripartenza potrà riguardare finalmente anche chi è ancora sottoposto al fermo dell’attività lavorativa per questioni di sicurezza. Ma sempre prestando attenzione alle misure di distanziamento sociale. Anzi, se da un lato si riapre, dall’altro si cerca di intensificare le misure di sicurezza. In molti casi la distanza da rispettare salirà a due metri. Queste le nuove linee guida, almeno per 15 giorni. Ogni due settimane, infatti, è previsto un aggiornamento delle misure in base ai dati rilevati dalla curva di contagio. Nei bar e ristoranti, in un primo momento, saranno previsti ingressi contingentati in base all’ampiezza del locale. Fila con la mascherina e distanza di sicurezza. Una volta entrati, secondo le direttive dell’Inail, ogni cliente dovrà avere a disposizione 4 metri quadrati di superficie, 2×2. Al ristorante è prevista la distanza di due metri tra i tavoli. E ancora: niente buffet, menù di carta, camerieri con guanti e mascherina. Lunedì riaprono anche i negozi. I vestiti non dovranno essere sanificati, ma dove possibile bisognerà utilizzare i guanti. Cambierà tutto anche per centri commerciali e outlet: posti nei parcheggi dimezzati e ingressi contingentati. Stessa cosa per i mercati all’aperto: riapriranno, ma recintati e con un numero ridotto di banchi vendita.

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Per quanto riguarda gli spostamenti: si tornerà a circolare liberamente. E’ prevista, infatti, l’abolizione dell’autocertificazione per gli spostamenti all’interno della propria regione. Ma restano ancora vive le norme di prevenzione: il distanziamento sociale, l’obbligo di usare le mascherine negli ambienti chiusi e quando non è possibile mantenere le distanze, e il divieto di uscire di casa in presenza di sintomi da coronavirus.

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Nella giornata di oggi 15 maggio, alle 12, Conte presenterà in Consiglio dei ministri il decreto riaperture. Poi è previsto un incontro con i presidenti delle regioni e i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza. Durante l’incontro verranno esposti ed illustrati i dati di monitoraggio della diffusione del coronavirus raccolti da ogni singola regione. Non tutti però risultano all’appello. Stando a quanto riportato dal Corriere, mancavano, fino a ieri, i dati della regione Calabria. Una mancanza che ha spinto i ministri Boccia e Speranza a contattare i governatori per sollecitarne l’invio: “Caro presidente, la completezza e la correttezza dei dati da acquisire costituiscono il presupposto indispensabile per la tenuta del sistema di valutazione del rischio. La acquisizione tempestiva dei dati costituisce condizione essenziale per il corretto funzionamento del sistema di rilevazione e contenimento del rischio collegato alla gestione di una nuova epidemia non controllata”. Ad ogni modo, i dati fino ad ora lascerebbero ben sperare. Il trend sembra positivo. Fa eccezione il Molise, che da regione meno colpita d’Italia ha assistito di recente a un’impennata di contagi a causa di un funerale troppo affollato. Meglio, per quanto possibile, anche la distrutta Lombardia: “La Lombardia ha purtroppo la terapia intensiva satura oltre la soglia di allarme, ma in miglioramento”.

 

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