Effetto Covid, 250mila lavoratori stagionali rischiano di restare a casa

Apre la stagione balneare, ma sono circa 250mila i lavoratori stagionali nel settore turistico che rischiano di perdere il posto di lavoro. In pericolo barman, camerieri, persone impiegate alla reception degli alberghi , bagnini, ma anche deejay, addetti alla sicurezza nelle discoteche, animatori nei parchi divertimenti e braccianti agricoli.

lavoratori stagionali
(Foto di Bryon Smith, da Getty Images)

La stagione balneare riapre i battenti, ma le previsioni per la stagione 2020 non sono delle migliori. Circa la metà degli italiani non andrà in vacanza. Tra i viaggiatori, il 90,2% circolerà all’interno dei confini nazionali. Il Codacons prevede un aumento dei prezzi dal 18 al 20%. Come se non bastasse, la situazione si complicherà anche e soprattutto per i lavoratori del settore turistico. Sono circa 250mila in tutto i lavoratori stagionali che rischiano di perdere il lavoro a causa dell’emergenza coronavirus. Una crisi invade il settore proprio nel momento peggiore. La Federazione italiana pubblici esercizi ricorda: il picco massimo dell’occupazione si raggiunge nei mesi di luglio e agosto. Sono circa 930mila i dipendenti assunti stagionalmente nel settore. Circa il 10% è rappresentato da lavoratori assunti con contratti stagionali mentre uno su tre ha un contratto a termine.

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La speranza degli operatori è che con la riapertura delle frontiere arrivi qualche turista, almeno per rimettere in moto un settore allo stato attuale stagnante. Federturismo stima una potenziale perdita del 50% degli stagionali standard. Per Cna i posti di lavoro che quest’anno non verranno attivati nella filiera del turismo sono tra gli 80 e i 100mila. Un’incognita che coinvolge anche deejay, addetti alla sicurezza nelle discoteche, animatori nei parchi divertimenti, braccianti agricoli. Roberto Calugi, direttore generale della Fipe, ha sottolineato allarmato: “I nostri collaboratori sono alla Caritas e il rischio di disordini sociali cresce giorno dopo giorno”.

Emilia-Romagna e Toscana in ginocchio

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(Foto di Saul Loeb, da Getty Images)

La situazione sembra critica anche per quelle regioni che, notoriamente, non hanno mai avuto problemi con il turismo. Gianni Indino, presidente di Silb (l’associazione italiana delle discoteche e della sale da ballo aderente a Fipe) della Romagna, commenta: “La situazione è disastrosa. Chi ha le strutture adeguate si sta organizzando per aprire l’area ristorante e offrire musica dal vivo. Ma su 300 locali in Emilia-Romagna appena una trentina ha questa possibilità per ovviare alla paralisi”.

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Stessa situazione anche in Toscana. Alessandro Trolese, presidente Silb Toscana, sottolinea: “Da tre mesi abbiamo azzerato il fatturato e non vediamo spiragli né disponibilità a trovare soluzioni condivise per ripartire. Eppure restiamo un elemento imprescindibile dell’offerta turistica nelle nostre località balneari, dalla Versilia a Punta Ala, e un bacino fondamentale di occupazione e ricchezza per il Paese. Per questo abbiamo deciso di manifestare il 9 giugno a Roma per attirare l’attenzione sul nostro comparto”. E proprio in Toscana, oltre al crollo delle assunzioni stagionali, la regione dovrà fare i conti con il settore degli eventi musicali. Cancellati i numerosi festival e concerti che avevano luogo, di solito durante la stagione estiva, in Toscana.

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Al Lucca Summer Festival Paul McCartney avrebbe tenuto un concerto. Una speranza svanita, visto che il festival è stato annullato. Mimmo D’Alessandro della società organizzatrice “D’Alessandro e Galli” spiega: “Per noi è una vera tragedia, così com’è una tragedia per i mille lavoratori che di solito erano impegnati per due mesi-due mesi e mezzo nell’organizzazione del festival, dagli addetti alla sicurezza ai tecnici del suono, delle luci, ai facchini, cuochi, camerieri, runner”. Saltato anche il Firenze Rocks, che avrebbe accolto sul proprio palco Vasco Rossi e i Red Hot Chili Peppers. A spiegare la gravità della situazione è anche il direttore generale della Fondazione Festival Puccianiano, Franco Moretti: “In termini quantitativi il lavoro stagionale si ridurrà a un terzo. Noi, essendo una fondazione d’emanazione del Comune di Viareggio, finanziata da Regione e ministero, non ricorriamo a cooperative ma assumiamo direttamente i lavoratori stagionali, sia gli artisti, l’orchestra, il coro, sia i tecnici di palcoscenico, macchinisti, sarte, attrezzisti. Di solito si trattava di 300 persone, che in media lavoravano per 60 giorni. Quest’anno cercheremo di diminuire la durata dei contratti per coinvolgere più persone, spero di arrivare alla metà, circa 150. Per esempio il personale di sala, chiamato a far rispettare le misure di sicurezza, dovrà essere incrementato”.

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