Confindustria: “In Italia si rischia lo scoppio di un’emergenza sociale”

Confindustria lancia l’allarme: si teme lo scoppio di una vera e propria emergenza sociale in Italia. Il crollo della produzione preoccupa gli economisti.

In Italia crisi nera: emergenza sociale in agguato?

Stando alle ultime stime del Centro Studi di Confindustria sulla produzione industriale, in Italia potrebbe scoppiare un’emergenza sociale a breve. I dati sono allarmanti.

Molti imprenditori soffrono per la carenza di liquidità a causa del blocco normativo delle attività nei mesi scorsi. Per il momento molti sono costretti a navigare a vista, anche a causa di uno scenario di estrema incertezza sull’economia italiana e internazionale. In assenza di adeguati interventi a sostegno della ripresa del sistema produttivo, nel giro di pochi mesi si rischia l’esplosione di una vera e propria emergenza sociale che renderà ancora più impervia la strada verso l’uscita dall’attuale crisi economica“.

E’ quanto dichiarato dal Csc. A maggio 2020 infatti la produzione industriale è crollata del 33,8% rispetto a maggio 2019, dopo il -44% di aprile. Con l’applicazione delle misure di contenimento introdotte per evitare la massiccia diffusione del nuovo Coronavirus, il livello della produzione è più basso del 34% rispetto a febbraio 2020.

Cosa ci aspetta per il futuro?

L’emergenza sanitaria e la crisi economica internazionale hanno portato gli italiani a spenderei propri risparmi sempre meno.

Con la riapertura di tutte le imprese industriali a inizio maggio e di quasi tutte quelle dei servizi nel corso dello stesso mese, si è avuto “un marginale aumento” della domanda; ma in condizioni di bassi livelli di attività, anche minimi progressi dei volumi – specifica il CsC– si traducono in significativi incrementi percentuali. Il dato congiunturale di maggio, dunque, “è viziato da questo effetto statistico e non deve essere interpretato come una robusta ripresa. Tutt’altro. La caduta di circa un terzo della produzione industriale rispetto a maggio 2019 offre la giusta chiave di lettura e mostra quanto siano ancora distanti da una situazione di ‘normalità’ le condizioni nelle quali opera l’industria italiana“.

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