Emersa l’autopsia ufficiale, George Floyd aveva il Coronavirus

Secondo quanto è emerso dall’autopsia ufficiale, con un esame condotto dal personale medico della contea Hennepin, George Floyd era affetto da coronavirus al momento della morte.

George Floyd - affetto da Coronavirus

George Floyd, l’afroamericano ucciso dalla polizia a Minneapolis, è risultato positivo al coronavirus. Questo è quanto è emerso dall’autopsia ufficiale, con un esame condotto dal personale medico della contea di Hennepin. L’ufficio del medico legale ha rilasciato il report completo di 20 pagine, rivelando quindi che l’uomo era risultato positivo al test per Covid-19, ma anche che probabilmente era asintomatico al momento della sua morte, avvenuta lo scorso 25 maggio. Non sarebbe stato il coronavirus a contribuire alla morte di Floyd, segnala ancora il referto medico.

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Il report ufficiale dell’autopsia sul corpo di George Floyd

Secondo quanto si apprende dalle fonti americane, il rapporto dell’autopsia ufficiale effettuata sul corpo di Floyd conferma che l’uomo era risultato positivo per Covid-19 in un test effettuato il 3 aprile 2020. Durante l’esame autoptico del 26 maggio (e quindi un giorno dopo la sua morte), è stato effettuato dal medico legale un test nasale post mortem, che ha ulteriormente dato conferma della positività all’RNA 2019-nCoV.

“Dato che la positività della PCR per l’RNA 2019-nCoV può persistere per settimane dopo l’insorgenza e la risoluzione della malattia clinica, il risultato dell’autopsia molto probabilmente riflette la positività asintomatica ma persistente dall’infezione precedente”, afferma il rapporto ufficiale, composto da 20 pagine di documenti.

La morte di Floyd, secondo quanto è stato rilasciato dai report di inizio settimana, è stata segnalata come dovuta a un arresto cardiopolmonare che è stato provocato dall’applicazione del sistema previsto dalla legge americana, ovvero il blocco e la compressione del collo. Inoltre, sempre riguardo la causa della morte dell’afroamericano, le malattie cardiache ipertensive, l’intossicazione da fentanil e da metanfetamina, rintracciate durante gli esami sulla salma, sono state elencate come condizioni aggiuntive al decesso dell’uomo.

omicidio di George Floyd

Nel frattempo, però, Alexander Kueng, Tou Thao e Thomas Lane, ovvero i tre ex poliziotti di Minneapolis coinvolti nella morte di Floyd, sono stati accusati oggi di concorso in omicidio, e quindi arrestati e incarcerati nella prigione della contea di Hennepin. Le autorità hanno di recente e pubblicamente rilasciato le foto segnaletiche dei detenuti, scattate nella struttura penitenziaria presso la quale sono ora ospitati.

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Lane, Thao e Kueng avrebbero dovuto presentarsi in tribunale giovedì pomeriggio, secondo i registri del carcere, mentre l’ex ufficiale Dereck Chauvin (colui che fisicamente ha compresso il collo di Floyd con il ginocchio) è finito in custodia già dalla scorsa settimana, dopo essere stato accusato di omicidio colposo. Ad oggi, però, l’accusa è stata rivisitata in omicidio volontario, mentre i suoi tre colleghi sono stati incriminati per “complicità e aiuto”. Una decisione, questa, “giustificata dai fatti e dalla legge“, ha spiegato il procuratore generale del Minnesota, Keith Ellison.

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